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(In)formazione. Quando due lettere possono fare la differenza

Formazione da karateka. No, non è  uno di quei post motivazional-metaforici, sapete che me ne guardo bene. L’altro giorno mi sono imbattuto in un video su youtube dove Pat Morita, l’attore che personificava il Maestro Miyagi di Karate Kid, prima di iniziare le lezioni fa un bel discorso a Daniel San. La saggezza di quella frase potrebbe essere applicata a tutte le scelte che facciamo nella nostra vita quindi è bene comprenderne le parole.

Maestro Miyagi: Daniel San, sei pronto?

Daniel San: Sì, beh… speriamo.

Maestro Miyagi: Quando cammini su strada, se cammini su destra va bene. Se cammini su sinistra, va bene. Se cammini nel mezzo, prima o poi rimani schiacciato come grappolo d’uva. Ecco, Karate è stessa cosa. Se tu impari Karate va bene. Se non impari Karate va bene. Se tu impari Karate “Speriamo” …ti schiacciano come uva.

Beh, non vorrei dare eccessiva enfasi ad un film, forse questo insegnamento non si adatta a tutte le situazioni della vita non, ma a molte sì. Mi viene da pensare alla formazione che ancora in Italia assume una colorazione variabile tra il color “perdita di tempo” e il color “entusiasmo fluo”. Purtroppo assistiamo ancora a questa dicotomia con al centro mille tonalità di indecisione e concretezza. Le reazioni sono davvero ad ampio spettro e, senza pretendere di essere esaustivo, vado ad elencare quelle tipiche che ho potuto osservare direttamente.

Va però detto che non si può più prescindere dalle competenze. Sapere, saper essere e saper fare non sono più solo parole e la formazione deve coinvolgere tutti e tre questi “settori” che si intersecano senza escludersi mai. Ora va detto che lo stile formativo che è stato spesso utilizzato fino ad oggi non solo trattava le 3S come compartimenti isolati e a se stanti mentre, come ho detto, si intersecano e si compenetrano. In secondo luogo in questi anni abbiamo visto uno stile formativo piuttosto scarno fatto di slide e lezioni frontali, qualcuno esagerava mettendo le persone a ferro di cavallo ma, attenzione, mica basta. Credo di non esagerare se indico la cifra del 95% come modalità formativa applicata in maniera asettica e priva di qualsivoglia spunto di coinvolgimento. Del resto è facile, preparo le slide e le propongo per n-mila corsi senza sbattermi a crearne delle altre. Facile… ma inefficace. Oltre a far calare la palpebra questa modalità non era formativa ma informativa, elencare una serie di nozioni non risolve nulla ma è facile da fatturare.

La formazione va progettata bene, ad hoc o con un modello sartoriale, chiamatela come volete purché si faccia. E poi va misurata, altro grande vulnus della formazione in Italia, nessuno ne misura cosa c’era prima, ovvero le competenze già possedute dal personale, e l’impatto successivo alla formazione a breve (3 mesi), medio (6 mesi) e lungo termine (9-12 mesi). Quindi spesso si assiste alla dicotomia percepita corso fatto-avete imparato… e no, non funziona così, soprattutto se il corso è informativo.

Tra i tanti vulnus che potrei far emergere ne scelgo un altro che vedo di frequente. Il committente si innamora ed è sbagliato… non innamoratevi mai della tal teoria perché nessuna di esse ha la capacità di risolvere ogni aspetto della vita aziendale. Se vi innamorate della teoria tal dei tali e la applicate sempre, prima o poi vivrete di certo una condizione differente in cui non necessariamente quella teoria è applicabile (in tutto o in parte). Il risultato non può che essere uno solo.

Ecco, per quanto riguarda la formazione, è importante progettare, ponderare, scegliere bene e misurare altrimenti, se fai formazione-speriamo, l’unico colore che vi ritroverete sarà “viola occhio nero”.

Per i nostalgici, qui di seguito lo spezzone del film in cui il Maestro Miyagi dà una lezione di vita al giovane Daniel San.

Piero Vigutto

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