Mia nonna diceva che un saluto e un sorriso non costano nulla, ringraziare è doveroso. La comunicazione, uno strumento utile per chi fa il mio lavoro ma anche per chi non lo fa. Stimo tantissimo chi, pur avendo una scarsa conoscenza teorica della comunicazione, si applica invece nell’esercizio continuo per migliorarla a beneficio suo ma anche del prossimo. C’è invece chi, nonostante gli studi, della comunicazione ha perso i concetti fondamentali. Mi stupisco ogni volta di come l’altro riesca ad ignorarne i concetti e le regole fondamentali.
E non si pensi che io voglia accusare una categoria specifica, la mancanza di comunicazione o piuttosto la scelta di non comunicare, è trasversale al genere, all’età, alla provenienza geografica, alla scolarizzazione… colpisce tutti, come il raffreddore d’inverno, con effetti ancor più fastidiosi.
Capita spesso di mandare una mail al cliente con preventivi “urgenti” a cui seguirà certamente una risposta immediata, di porre un quesito, o di indicare giornate per un possibile appuntamento (richiesto dall’altro) e di non ricevere risposta alcuna, né di apprezzamento, né di disapprovazione, né di diniego, né dopo molto tempo e neppure dopo un sollecito. Semplicemente il silenzio.
Ma va fatta una distinzione importante tra i feedback non ricevuti:
- azienda che ti chiede un parere, un preventivo e non si fa sentire ma quando li chiami o vai in visita ti ricevono scusandosi mille volte: il lavoro e le incombenze giornaliere assorbono tutti e si hanno solamente 24 ore e due mani per portare a termine i compiti. Giustificati, può capitare.
- azienda che ti chiede un parere, un preventivo e non si fa sentire e quando li chiami o vai in visita si fanno negare: nel tanto lavoro e nelle 24 ore manca non la possibilità ma la volontà di trovare 1 minuto per mandare una risposta di due righe. Nessuna giustificazione.
Comprendo che, come diceva Paul Watzlawick, “l’assenza di una risposta è di per sé una risposta” ma qui il feedback che si dà è un altro. La risposta implicita che viene data al mittente è “non sei la mia priorità, non esisti”. Un messaggio davvero poco rispettoso di quelle che sono le regole fondamentali dell’educazione.
Che poi, se alle persone non fai sapere nulla, l’unica cosa che gli rimane è supporre, e sull’effetto della supposizione abbiamo già discusso una volta. I risultati non sono buoni per nessuno.
Un riferimento va anche alla frase “le faremo sapere” alla fine di un colloquio e poi non ti fanno sapere niente. Se sai di non avere né tempo né voglia di “far sapere” almeno opta per un più cortese “se non mi sente entro due settimane significa che la scelta è caduta su un altro candidato”. Durante la selezione, o meglio alla fine del colloquio di selezione, dare un feedback è importante e si interseca, anche di questo abbiamo già parlato, con le operazioni di personal branding. Comunicare, sempre. Anche perché, alla fine dei conti, la comunicazione è quello che ci differenzia dalle specie meno evolute.
Quindi fatela quella telefonata, mandate quella mail di risposta, anche per dire semplicemente “No, grazie. Non ci interessa”. E’ comunque un valore aggiunto per l’azienda ma soprattutto per chi il feedback lo dà.
Piero Vigutto
Ornella Ward
30 Ottobre 2019Le competenze comunicative si possono formare adeguatamente, ma trasformarle in un’abitudine pragmatica è difficile, e comunque ci si può riuscire
Piero
7 Novembre 2019Grazie Ornella, sicuramente ci sono molti modi di allenare le competenze comunicative. Spesso però manca il desiderio di farlo o la capacità di riconoscerne il valore