Curriculum, il dilemma infinito. La domanda più frequente è: qual è il formato migliore per un curriculum? Segue a breve distanza: quali sono le cose da fare e da non fare (dire e non dire) ad un colloquio di lavoro? Domande legittime ma che non trovano una facile risposta.
Credo che navigando sul web si possano trovare un fantastiliardo di articoli sull’argomento. Tutti più o meno belli, tutti più o meno veritieri, nessuno completamente applicabile. Perché? Perché siamo come pezzi di un puzzle e l’incrocio domanda e offerta avviene se i due pezzi si incontrano. Il CV può rendere il pezzo interessante ma poi è al colloquio che si vede se i pezzi combaciano.
Il fatto è che non ci sono curricula migliori di altri in assoluto, ma curriculua più efficaci. Sembra un controsenso e invece non lo è perché possiamo avere Curriculum con la C maiuscola, curriculum con la c minuscola e anche CV. Se vogliamo fare i pignoli ci sono pure i Cv e i cV. La differenza? Nessuna, ma anche tantissime. Uno è migliore degli altri? Sì, però dipende. Non è necessariamente vero che tantissimi titoli aprono molte porte, come non è vero che pochi titoli non ne aprono nessuna. Il curriculum (che l’iniziale ora sia maiuscola o minuscola è indifferente) è come una chiave, o un pezzo di puzzle se vi piace di più, si incastra bene con la serratura giusta e con il pezzo giusto. Non ci sono quindi curriculua migliori ma solo più adeguati ad una specifica posizione.
Diventa evidente che i Curriculua e i curriculua, ma anche i CV, i Cv e i cV, vanno tutti bene perché sono chiavi che aprono serrature diverse ma non per questo migliori di altre. Mettere ogni competenza al proprio posto rende l’organizzazione migliore, è questo quello a cui sono chiamati i selezionatori o gli HR Manager. Un lavoro per niente facile, credetemi.
E’ il contesto, la situazione, l’offerta, il tipo di lavoro, le condizioni che fanno di un curriculum la risposta migliore. E’ la legge della domanda e dell’offerta. Se domanda e offerta si incontrano accade quello che tutti sperano: l’azienda trova un dipendente e una persona trova un lavoro, altrimenti non accade nulla. Il curriculum è solo un pezzo della storia, il resto la fa chi lo compila. Ad esempio, quanti di voi hanno davvero organizzato scrupolosamente la ricerca di lavoro selezionando il target? In quanti hanno mandato CV a pioggia tutti uguali, tutti con la stessa lettera di presentazione? Ecco, parliamo della lettera di presentazione. Il corpo della mail non può essere vuoto e, ricordate bene, se il contatto avviene sui social pure il testo del messaggio privato non può essere vuoto e invece capita sovente che lo sia. Un CV senza testo di presentazione, semplicemente orribile. E il CV è davvero leggibile per chi lo riceve o lo è solo per chi lo ha scritto?
Sono solo alcune riflessioni che vedo spesso riportate su Linkedin da alcuni colleghi HR o da selezionatori esasperati, significa che il fenomeno è comune. Però se non si trova lavoro poi… dagli al recruiter!
E poi c’è sempre quello che “Linkedin non funziona”… e certo che non funziona, se non curi la tua rete e se non strutturi il tuo profilo cosa pretendi che accada? A questo proposito guardate il video di Maria Letizia Russo che ho inserito in questo articolo. E’ davvero interessante perché mostra un caso pratico di profilo curato e profilo non curato, una specie di prima e dopo la cura e gli effetti si vedono!
La morale è che è inutile aspettare un treno se prima non hai programmato il viaggio.