La bufala impazza sul web e rimbalza sui social, ripostata e commentata da chi legge solo i titoli o da chi, spesso, si fa prendere dalle questioni di pancia e non riflette su quello che è scritto. Non serve neppure essere molto informati perché basta chiedere a Google per capire che quello che si sta per condividere o commentare è una bufala. C’è anche un sito specializzato che le smaschera tutte, nel caso di prurito ai pollici, si provveda prima di tutto a fargli una visitina. Molte di queste non sono di mia competenza ma quelle che riguardano il lavoro sì. Un piccolo e non esaustivo elenco delle idiozie che siamo spesso costretti a leggere mentre scrolliamo le news sui social.
La bufala #1: I recruiter sono tutti cattivi. Dagli al recruiter, lo avevo scritto tempo fa, addirittura nel 2017, ma vedo che si persevera. L’ultimo colpo basso alla categoria viene da un articolo del Il Giono di Milano rimbalzato anche dai social media manager di associazioni di categoria che, prima di commentare “Ma perché i #recruiters temono i lavoratori troppo qualificati?” farebbero bene a controllare quello che pubblicano o, almeno, a leggere gli articoli. Primo, non è l’atteggiamento dei recruiter ma delle aziende. I recruiter, interni e esterni, fanno quello che gli viene chiesto dalla dirigenza/proprietà che è l’ultima a dare il placet per l’assunzione. Se le persone qualificate vengono scartate è perché lo decidono loro, non i recruiter. Secondo, quella storia è una bufala. La scorsa settimana era un consulente del lavoro, oggi si parla di un altro tizio. Basta fare un giro on line per trovare le prove.
La Bufala #2. Era un fisico nucleare, ora è un rider ma felice. Si collega alla bufala #1. Ultimamente vi è la gara a descrivere i rider che lavorano per le multinazionali della consegna cibo a domicilio come il luogo in cui si realizzano i sogni di libertà coltivati da una vita. Purtroppo non è così perché tra precariato, contratti collettivi firmati con l’avallo di sindacati di comodo e incidenti, anche mortali, senza copertura assicurativa la dimensione di libertà tanto decantata assume l’aspetto del caporalato. Per approfondire l’argomento c’è l’intervista che ho fatto a Marco Lombardo per #CoseDellAltroManager, assessore del Comune di Bologna, che si è battuto in prima persona e che è riuscito ad ottenere la carta dei diritti dei rider (video e podcast). Dicasi che tali notizie sono anche delle bufale presto smascherabili, anche qui basta fare un giro on line. Potete leggere qualcosa su BUTAC ma anche inserire su Google nome e cognome dei rider dichiaratamente felici, con una ventina di minuti di ricerca per scoprire che non erano fisici nucleari e soprattutto non sono felici di fare i rider. Da questo punto di vista internet è un luogo meraviglioso, basta avere la voglia di cercare.
La bufala #3: Le aziende che non trovano candidati. Di questo aveva già parlato abbondantemente Senza filtro, qui riporto il contributo di Osvaldo Danzi e che consiglio di leggere perché ben spiega quanto accaduto. La mancanza di candidati potrebbe essere spiegata con la ricerca di personale talmente preparato che a contarli il candidati starebbero larghi sulle punte delle dita di una mano, peccato però che le aziende non cercavano personale così specializzato. Si è infatti poi scoperto che le imprese che avevano per giorni occupato le pagine social con queste comunicazioni lo avevano fatto con l’intento di utilizzare giornali cartacei e on line per farsi pubblicità gratuita perché, conti alla mano, non risultavano annunci di lavoro, né migliaia di CV ricevuti e, nel caso di CV arrivati, le condizioni proposte erano le stesse che hanno dato origine alla bufala #3. Credo che per qualcuno sia comodo scaricare sui candidati la colpa delle vacancies (forse) aperte, tuttavia ritengo che puntare il dito non abbia senso né beneficio alcuno ma sia addirittura dannoso, infatti le imprese che hanno avuto questa bella pensata sono state messi alla gogna facendo una figuraccia.
La bufala #4. I ragazzi preferiscono il reddito di cittadinanza. Si collega al la bufala #3 perché le stesse aziende che si facevano pubblicità gratis sulle testate e i giornalisti che scrivevano gli articoli spiegavano la mancanza di candidati con il fatto che “i giovani” preferivano prendere il Reddito di Cittadinanza piuttosto che lavorare. A parte che non sono solo i giovani a prendere il reddito di cittadinanza, questa ennesima bufala è stata velocemente smascherata da una domanda la cui risposta si attende ancora. Quali dati vi fanno dire questo? Ebbene, non mi risultano candidati che hanno alzato la mano per dire “io in effetti…” ma mi risulta, sempre dati alla mano, che è bastata una breve ricerca per capire che le condizioni proposte ai candidati, percettori o meno di RdC, erano talmente ridicole e svalutanti da risultare inaccettabili (vedi la dichiarazione anonima inserita nell’articolo di Senza Filtro al link precedente).
Piero Vigutto
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Insomma, basta poco ma davvero poco per scoprire la verità. L’invito è sempre lo stesso, se non conosciamo l’argomento prima di commentare o condividere le notizie è sempre bene informarsi. Altra avvertenza, i commenti scritti di pancia è meglio evitarli anche dopo attenta riflessione, non fanno bene a nessuno.