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Innovazione nella gestione del personale

gestione del personale

Se parliamo di innovazione nella gestione del personale avete ragione, di articoli sull’argomento ne sono stati scritti a decine. Sembra però che vi sia ancora bisogno di ritornare sui fondamentali.

Innovazione è semplicità ma anche efficienza

Qualche tempo addietro mi è capitato di vedere la foto che vedete come immagine di copertina: per impedire che la porta d’entrata si chiudesse lasciando fuori il personale, un’azienda che si autoproclamava “innovativa” aveva semplicemente pensato di mettere un sasso che impediva alla porta di chiudersi. La cosa mi fece sorridere, la parola innovazione non sembrava andare di pari passo con la scelta che era stata fatta. Da un’azienda innovativa ci si sarebbe aspettati, se non un portiere robot antropomorfo, almeno una soluzione tecnologica con tanto di lucine colorate e l’intelligenza artificiale che aiutava l’umano a compiere la scelta migliore (banalmente a non chiudersi fuori)… niente, nulla di tutto ciò. La soluzione migliore e più efficace era stata quella di mettere un sasso come fermo-porta. Però poi ho pensato che questa scelta poteva essere vista come sensata, economica, veloce, con un rapporto qualità-prezzo e un orientamento al risultato davvero ottimale: non vuoi che la porta si chiuda? Ci metti un sasso. Semplice, veloce, intelligente. Cos’ha di innovativo questa soluzione? Nulla, però è efficace. Cinque secondi, risolto il problema.

Gestione del personale ed efficienza

Questa riflessione mi ha fatto venire in mente un incontro che ebbi anni addietro con un’azienda del manifatturiero. Avevo risposto alla loro ricerca di un direttore del personale ed ero stato contattato a tempo di record. Al colloquio mi venne spiegato che cercavano una persona capace di organizzare la gestione del personale che, nonostante le centinaia di dipendenti, era ancora approssimativa, non standardizzata ed era lasciata alla buona volontà del personale che non andava oltre le presenze e le incombenze amministrative del caso. Nell’ora di colloquio mi vennero chieste, com’è ovvio che sia, quali fossero le mie competenze e l’esperienza personale nella gestione del personale che potevo mettere in campo. Tutto combaciava. Mi venne anche spiegato che c’erano dei progetti di cui il direttore del personale si sarebbe dovuto occupare, progetti di sviluppo interessantissimi su cui la nuova figura di coordinamento avrebbe avuto libertà di movimento, proposta e azione. La gestione del personale doveva avere carattere manageriale e questo mi parve indicatore di essere in presenza di un’organizzazione che riconosceva le necessità di gestione del personale ed era disposta a rispondere in maniera evoluta. Un sogno per chiunque si occupi di risorse umane. Ricordo che i tempi di realizzazione in rapporto agli obiettivi erano un po’ diversi dal solito ed erano di lungo, lunghissimo respiro, ma erano galvanizzanti perché erano progetti di innovazione nella gestione del personale in cui avrei dovuto esprimere tutto me stesso e le competenze accumulate in anni. Dico che avrei dovuto occuparmene io perché ci lasciammo con un:

“Allora siamo d’accordo dottore, tempo un paio di settimane ed organizzo un incontro con la direzione”.

“Va bene, perfetto. Grazie”.

Attesi con ansia e trepidazione le due settimane, che poi divennero tre. Per farla breve, sono trascorsi un paio di anni e attendo ancora la chiamata.

Senza le basi...

Ora, ricordo che parlammo lungamente di come a mio avviso avremmo dovuto lavorare per la gestione innovativa del personale, la riduzione del turnover e l’attraction del personale. Credo che in questo caso valga l’adagio di un meme che si trova ogni tanto on line: senza le basi, scordatevi le altezze. Mentre l’azienda innovativa aveva trovato una soluzione semplice, poco costosa ma efficace, l’altra azienda che voleva fare un balzo in avanti nell’innovazione della gestione del personale, era inciampata su una banalità dimostrando di non essere per nulla pronta.

La morale di questo racconto credo che sia questa: se parliamo di innovazione, dobbiamo poi metterla in atto. Innovare non significa solo lucine colorate o usare sistemi quantistici (parola assai in voga ora che rivela spesso il più alto grado di “luogocomunismo”). Innovare significa fare qualcosa di diverso e di efficace, anche se questo significa fermare una porta con un sasso o chiamare il candidato per dirgli “grazie ma abbiamo optato per un’altra candidatura”. Questo sarebbe stato un passo in avanti e un’azione davvero innovativa nella gestione del personale.

Piero Vigutto
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