Meta-avvocato, contaminatore e pungolatore curioso che ama aiutare i professionisti a re-inventarsi. Appassionato di tutto ciò che ha un impatto sul comportamento umano, possibile multipotenziale, ama contaminarsi e contaminare, sperimentare. Drogato di musica e strimpellatore di chitarra. Cuoco e corridore dilettante.
Di lui si dice:
- Avvocato “normale” in una vita precedente: dal 1993 al 2004.ù
- Folgorato sulla via di Los Angeles dall’ADR (Alternative Dispute Resolution): un movimento iniziato negli anni ’70 e che oggi consente di risolvere nei paesi anglosassoni (grazie anche ad un diverso sistema giuridico) la stragrande maggioranza delle controversie civili fuori dei tribunali.
- Diventa conciliatore (poi mediatore) e formatore sulla comunicazione, negoziazione e mediazione ma è insoddisfatto dei risultati raggiunti applicando i modelli sviluppati negli U.S.A.
- Mentre comincia a chiedersi dove trovare o come costruire altri modelli per gestire efficacemente i conflitti interpersonali che di solito finiscono negli studi legali, scopre (grazie a Paolo Vergnani che lo farà, poi, entrare in Fior di Risorse) Paul Watzlawick di cui si innamora ed inizia a seguire il suo allievo italiano, Giorgio Nardone interessandosi di pensiero sistemico.
- Cessa l’attività in tribunale (dopo che un giudice emette una sentenza “a sorpresa” senza leggere le difese degli avvocati) e quasi contemporaneamente diventa socio della Società Italiana di NeuroEtica, per approfondire i temi legati alle emozioni, al decision making ed al libero arbitrio.
- Nel 2019 diventa coach per riuscire ad offrire alla persone una concreta ed effettiva messa a terra delle nuove conoscenze veicolate con la formazione.
- Con la pandemia moltiplica il tempo dedicato alla lettura ed all’auto-formazione avvicinandosi allo studio della complessità, del futuro e dell’innovazione in ambito professionale.
Come dice Andrea “Siamo le nostre relazioni quindi è importante seguire delle persone ed essere seguiti da altre, in uno scambio ed arricchimento reciproci e continui. Se poi ci si segue vicendevolmente si entra in un loop in cui possono emergere opportunità interessanti. Per qualcuno la formazione a “T” sarà un concetto scontato, per altri una novità, per me è.. capovolta, giacché ho imparato a pensare che le competenze tecniche – quali che siano – non possono funzionare senza una base che le faccia star su”.
Con lui abbiamo parlato delle competenze a T ma tutto fa supporre che non sarà l’unico incontro che faremo.
Piero Vigutto
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