Maurizio Trischitta inizia la sua avventura imprenditoriale nel 1987. Da sempre nel commercio, i genitori avevano un negozio a Pordenone dove ha trascorso la sua giovinezza. Cercando la sua strada per dieci anni svolge un altro lavoro ma la passione per il commercio era tale che nel 1987 costituisce la Trischitta srl aprendo il suo primo negozio di ortofrutta ad Azzano Decimo con l’obiettivo di trasformare completamente l’attività di settore facendola diventare quello che è ora.

Perché ha deciso di trasformare l’azienda di famiglia?
L’impulso al cambiamento è arrivato quando, pensando al mercato del futuro, ho capito che se non avessi cambiato strategia organizzativa e di vendita mi sarei trovato in poco tempo fuori dai giochi. Da lì è partito il progetto di creare più punti vendita con prodotti che coniugassero la qualità del prodotto e la velocità di risposta alle necessità del cliente con un prezzo che la GDO non era in grado di offrire. Ad oggi contiamo 20 punti vendita sparsi nel Nord Est di cui 18 in Friuli e 2 nel Veneto. Stiamo già pensando di aprirne altri 2 in Friuli ma solamente dopo il consolidamento dell’attuale struttura organizzativa.
Quali sono i punti cardine della struttura aziendale?
Il cliente vuole personale preparato e pronto che risponda velocemente alle sue necessità. Per far sì che questo avvenga gli addetti alle vendite devono sapersi relazionare con cliente nella maniera più appropriata ma deve anche essere edotto sulle strategie aziendali. La risposta è un’organizzazione leggera, rapida nelle decisioni e chiara nelle strategie, coadiuvata da una buona dose di formazione necessaria sia per gestire al meglio la relazione con il pubblico, sia perché è il personale deve avere la piena conoscenza e consapevolezza del prodotto che vende.
Quali sono le caratteristiche di un’organizzazione leggera e rapida nelle strategie?
Credo che le caratteristiche siano: obiettivi chiarissimi; tutti devono sapere dove sta andando l’organizzazione; avere una squadra di persone che aiutano la direzione; condivisione delle scelte che vengono fatte. Da questo punto di vista la comunicazione interna è fondamentale, senza una buona gestione dei flusssi comunicativi non si va da nessuna parte.
Come gestite il flusso di dati e le comunicazioni?
La raccolta e la gestione del flusso dei dati è facilitata dalla completa informatizzazione dell’azienda, una scelta che abbiamo fatto ormai da diverso tempo. Le riunioni periodiche, effettuate almeno una o due volte a settimana a seconda delle esigenze, aiutano certamente a gestire il flusso delle comunicazioni interne. Poi molto importante è il tipo di organizzazione e come questa facilita le comunicazioni interne. Nella nostra squadra abbiamo un responsabile del personale e un commerciale a cui afferiscono i capi area che sono presenti nei punti vendita e divulgano le informazioni al personale che è a contatto diretto con il cliente. In dodici ore tutti sono informati della nuova decisione.
Qual è per voi il valore del personale?
E’ un valore aggiunto senza il quale l’azienda non potrebbe avere successo. Un asset fondamentale perché sono loro che sono in contatto con circa 30000 clienti ogni settimana. Hanno un valore strategico perché sono lo specchio dell’azienda.
Ha detto che l’azienda è informatizzata. Come li ricavate e come usate i dati?
I dati sono indispensabili per le decisioni. Li raccogliamo tramite strumenti digitali presenti in tutta l’azienda. Ogni 15 minuti il database viene aggiornato e conosciamo l’affluenza dei clienti, gli scarichi del prodotto e quantità ed importo delle vendite. Questi dati vengono analizzati dall’azienda giornalmente e ogni lunedì facciamo il punto sugli andamentali generali per l’azienda e prodotto e specifici per negozio. Sappiamo in tempo reale come agire e cosa serve in ogni punto vendita.
Si parla spesso di supply chain, come vi rapportate con clienti e fornitori?
I rapporti sono ottimi perchè i buyer si relazionano ogni giorno con il mercato di Padova e con la produzione. Per ovvi motivi la programmazione è fatta tutta sul breve termine, ma grazie alla gestione informatizzata dell’azienda è diventata la nostra forza. La velocità di decisione è uno dei pilastri principali su cui si regge l’azienda. In questo modo il lancio di un prodotto è velocissimo ma stiamo cercando comunque di migliorare facendo tesoro degli errori commessi in passato. Sbagliare è normale, tutti sbagliano, ma dobbiamo ragionare sulle cause degli errori affinché non si ripetano. Osserviamo il mercato che vive un momento socio economico particolare e cerchiamo di rispondere al consumatore con un servizio che lo soddisfi facendo molta attenzione al prodotto e al punto vendita e cercando di guardare ogni cosa con un occhio diverso. Ascoltare e osservare per recepire necessità e tendenze è fondamentale.
Come scegliete il personale?
I criteri di selezione sono semplici. Cerchiamo di capire se hanno voglia di mettersi in gioco e possiedono capacità relazionali. Ma soprattutto vogliamo persone che eticamente siano affini al nostro modo di vedere il rapporto con il cliente, il prodotto e con la squadra di lavoro.
Cosa vorrebbe dire ad un giovane che si mette in proprio?
Di avere un sogno, le idee chiare e non smettere di credere ad un progetto serio, mantenendo fede ai propri valori e all’etica personale. Fare l’imprenditore è durissimo perché questo Paese è bello ma con un atteggiamento pensate verso la cultura d’impresa. Se però si riesce a mantenere l’ottimismo e si continua a credere nel valore della qualità del lavoro, i risultati non possono non arrivare. Del resto quando ci ci sono dei massi sulla strada hai due scelte, o ti fermi o con quei massi costruisci un ponte. Io preferisco il ponte
Cosa vorrebbe dire ai suoi figli che non gli ha mai detto prima?
Ho un rapporto talmente libero con i miei figli che parliamo di tutto, quello che c’è da dire lo dico, anche durante i momenti difficili non ho mai nascosto nulla cercando di trasmettere sicurezza, calma e pragmatismo perché credo che ad ogni problema ci sia una soluzione e se non c’è soluzione allora non c’è il problema. Ho sempre cercato di insegnargli a non farsi condizionare da fattori esterni cercando di avere i piedi per terra. Sanno anche che avrei preferito che facessero un altro lavoro che facessero altre esperienze ma hanno voluto entrare in azienda li ho accolti con le braccia aperte ma facendoli partire dal basso, facendogli fare la gavetta. Qualcuno mi ha detto che sono troppo duro ma i valori li impari con la fatica, leader non si diventa perché papà ha l’azienda ma perché gli altri ti riconoscono come tale.