Prendere decisioni corrette è più difficile di quanto non sembri. Forse non lo sai ma la ricerca scopre quasi quotidianamente bug nel nostro sistema di ragionamento che rendono complicato prendere decisioni corrette. Di come prendere decisioni corrette ho parlato a sufficienza quando pubblicai libro “Organizzare la selezione nelle PMI” edizioni Franco Angeli riferendomi agli errori che possiamo compiere quando decidiamo se un candidato può entrare nella nostra organizzazione oppure no. Benché utili non ho intenzione di ripercorrere quelle pagine ma, partendo da concetti base, di descrivere alcuni degli errori di ragionamento più subdoli.
Prendere decisioni corrette significa evitare, o quantomeno conoscere, i bias di ragionamento e le euristiche, concetti fondamentali nello studio della psicologia cognitiva e della teoria delle decisioni e ormai comuni anche ai non addetti ai lavori. Entrambi si riferiscono a modalità sistematiche di pensiero che possono influenzare il modo in cui le persone elaborano le informazioni e, ovviamente, prendono decisioni corrette. Vediamo di approfondire entrambi i concetti:
Bias di Ragionamento
I bias di ragionamento sono distorsioni sistematiche nella valutazione di informazioni e nella formazione di giudizi. Queste distorsioni possono portare a conclusioni errate o irrazionali. Gli esseri umani sono spesso soggetti a questi bias a causa di varie influenze cognitive, emotive e sociali. Si può capire bene che questo influenza negativamente le modalità che soggiacciono ai ragionamenti che portano alle decisioni corrette.
Euristiche
Le euristiche sono regole generali o strategie mentali che semplificano il processo decisionale. Sono scorciatoie cognitive utilizzate per ridurre la complessità delle informazioni e accelerare la presa di decisioni corrette. Tuttavia, a volte, queste scorciatoie possono portare a errori sistematici che ci portano fuori strada.
Qual è quindi la differenza tra i due?
Mentre i bias di ragionamento sono errori sistematici nella valutazione e nel giudizio, le euristiche sono strategie mentali che semplificano il processo decisionale. Entrambi giocano un ruolo significativo nel modo in cui le persone elaborano le informazioni e prendono decisioni corrette nella vita quotidiana.
Alcuni bias interessanti
Il bias del pavone è un concetto che si riferisce a una tendenza umana a mostrare eccessivamente i propri successi, abilità o proprietà al fine di impressionare gli altri. Deriva dal comportamento del pavone maschio, che mostra le sue vistose piume a ruota nella speranza di attrarre un partner. Questo bias è spesso osservato nei contesti sociali e professionali (come in azienda o su LinkedIn), dove le persone cercano di presentare un’immagine di sé stesse che rifletta positivamente le loro realizzazioni e capacità. Questo desiderio di impressionare gli altri può portare a comportamenti come l’auto-promozione esagerata, la sottolineatura dei successi personali e la volontà di condividere pubblicamente gli elementi che migliorano l’immagine di sé stessi. Il bias del pavone può avere implicazioni sia nelle interazioni personali che in quelle professionali. Tendere a evidenziare solo i lati positivi può influenzare la percezione degli altri e, in alcuni casi, può portare a una mancanza di trasparenza o ad un’immagine distorta della realtà. Inoltre, può contribuire a creare dinamiche sociali in cui le persone si confrontano costantemente per impressionare gli altri. È importante notare che il bias del pavone non è necessariamente negativo in tutte le situazioni. Un certo livello di auto-promozione può essere considerato normale e persino necessario in contesti lavorativi o di networking. Tuttavia, quando questo comportamento diventa eccessivo o disonesto, può portare a una mancanza di fiducia da parte degli altri e a dinamiche sociali dannose. La consapevolezza di questo bias può essere utile sia per chi lo esprime che per chi lo osserva, poiché può favorire una comprensione più realistica delle capacità e degli obiettivi delle persone coinvolte nelle interazioni sociali.
L’illusione dello schema è un bias cognitivo che si verifica quando le persone tendono a interpretare le informazioni in modo selettivo, filtrandole attraverso schemi cognitivi preesistenti o aspettative, spesso distorcendo la percezione della realtà per adattarla ai loro schemi mentali. Questo bias si basa sulla nostra naturale predisposizione a organizzare e categorizzare le informazioni. Gli schemi cognitivi sono strutture mentali che formiamo in base alle nostre esperienze passate, alle conoscenze e alle aspettative. Quando affrontiamo nuove situazioni o informazioni, cerchiamo di inquadrarle in schemi esistenti per rendere più semplice il processo di comprensione. Tuttavia, l’illusione dello schema può portare a interpretazioni distorte della realtà. Le persone potrebbero ignorare o filtrare le informazioni che non si adattano ai loro schemi preconcepiti e, al contempo, sovrastimare o enfatizzare le informazioni che confermano le loro aspettative. Un esempio comune di illusione dello schema può essere osservato nei pregiudizi. Se qualcuno ha già un preconcetto su un certo gruppo di persone, potrebbe interpretare gli eventi in modo da confermare tale preconcetto, anche ignorando prove contrarie. Questo bias può influenzare le decisioni, le percezioni e le interazioni sociali. Può portare a giudizi errati, pregiudizi e malintesi, poiché le persone interpretano la realtà attraverso le lenti dei loro schemi mentali. La consapevolezza dell’illusione dello schema è importante per cercare di evitare interpretazioni distorte e per adottare un approccio più obiettivo nelle valutazioni delle informazioni. In contesti professionali o decisionali, riconoscere questo bias può contribuire a migliorare la qualità delle decisioni e promuovere una comprensione più accurata delle situazioni.
Il bias dell’avversione alle perdite è un concetto chiave nell’ambito della psicologia comportamentale ed è parte integrante della teoria delle prospettive, sviluppata da Daniel Kahneman e Amos Tversky. Questo bias descrive la tendenza delle persone a dare maggior peso alle perdite rispetto ai guadagni equivalenti, dimostrando una forte avversione alla perdita. In termini semplici, le persone tendono a percepire il dolore causato da una perdita in modo più intenso rispetto alla gioia derivante da un guadagno equivalente. Questo fenomeno è evidente in una vasta gamma di contesti decisionali e può influenzare le scelte individuali in modo significativo. In ambito lavorativo, le persone potrebbero essere riluttanti a prendere rischi o a cambiare strategie per paura di perdere ciò che già possiedono. Le implicazioni del bias dell’avversione alle perdite sono rilevanti anche nella gestione delle risorse umane e nelle dinamiche organizzative. Ad esempio, i decisori aziendali potrebbero essere riluttanti ad effettuare cambiamenti significativi nelle strategie o nelle strutture organizzative per timore delle potenziali perdite associate a tali modifiche, anche se i benefici attesi potrebbero essere considerevoli. In ottica di formazione e sviluppo delle risorse umane, la consapevolezza di questo bias può essere utile per gestire i cambiamenti in un contesto organizzativo. Affrontare l’avversione alle perdite potrebbe richiedere strategie di comunicazione efficaci, coinvolgimento dei dipendenti nel processo decisionale e la messa in evidenza dei potenziali guadagni e benefici associati alle modifiche proposte. In conclusione, il bias dell’avversione alle perdite rappresenta una caratteristica intrinseca al modo in cui molte persone valutano e gestiscono il rischio. Comprendere questo fenomeno è fondamentale per adottare approcci più efficaci nella gestione delle decisioni personali, professionali e organizzative.
Urge in questo caso comprendere la differenza fondamentale tra prezzo e valore, ma questo è un altro articolo.
Piero Vigutto
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