Negli ultimi 12 mesi si è registrato un aumento del 20 % del numero di dipendenti che decidono di spostarsi in una start-up. Si prevede che questa cifra continuerà a crescere: la metà dei professionisti afferma, infatti, che il loro prossimo passaggio di carriera potrebbe essere proprio in questa tipologia di azienda.
Mentre la “caccia ai talenti” infuria, con un numero di posti di lavoro pubblicizzati superiore circa 3 volte a quello dei talenti disponibili, Davide Maccagni, Country Director per Robert Walters italia, condivide i motivi per cui, a suo parere, le start-up stanno lentamente ma inesorabilmente vincendo la sfida per ottenere i candidati migliori.
1. Sviluppo professionale accelerato. Con una struttura relativamente orizzontale e fondatori e amministratori delegati attivi a livello pratico, i nuovi dipendenti della start-up, fin da subito, hanno la possibilità reale di far parte del team di leadership: “Questo tipo di azienda offre la possibilità ai nuovi dipendenti di lavorare a stretto contatto con la leadership dell’azienda fin dal primo giorno. Di conseguenza, il lavoratore sentendosi parte integrante del successo della start-up si mostra più soddisfatto rispetto alla posizione lavorativa che ricopre”, afferma Maccagni. A differenza delle strutture gerarchiche delle aziende più affermate, la struttura orizzontale delle start-up consente la partecipazione dalle prime fasi di un progetto fino al suo completamento e, di conseguenza, il tasso di crescita professionale all’interno di queste organizzazioni risulta molto più elevato. Non sorprende quindi che, in un sondaggio globale condotto da Robert Walters, più della metà dei professionisti (52%) ha dichiarato che sarebbe disposto ad accettare un nuovo lavoro in una start-up a scapito di un’interessante retribuzione, purché abbia l’opportunità di progredire molto più rapidamente nella propria carriera rispetto a una grande e solida azienda.
2. Scale-up Mentality. Le start-up sono progettate per avere un alto potenziale di crescita, quindi non sorprende vedere che, in media, le decisioni vengono elaborate 4 volte più velocemente rispetto a un’organizzazione con più di 250 dipendenti. Il ritmo incalzante e la natura mutevole di una start-up tengono i dipendenti sulle spine, incoraggiandoli a continuare a sviluppare nuove competenze man mano che progrediscono nel loro ruolo e a spingersi oltre le caratteristiche del lavoro originale. Maccagni aggiunge: “Lavorare in una start-up permette al professionista di sviluppare rapidamente le proprie competenze su diversi livelli e funzioni operative, con una grande trasversalità. Alcuni leader pensano che questo tipo di formazione sia addirittura meglio di un MBA”. L’indagine condotta da Robert Walters ha rilevato, inoltre, che il 33% dei professionisti lascia il proprio posto di lavoro aziendale per “sperimentare qualcosa di nuovo” mentre il 15% lo fa per sviluppare nuove competenze.
3. Cultura del cambiamento. Far parte di un team di start-up comporta grandi responsabilità. Indipendentemente dalla qualifica, il lavoro avrà un impatto sulla crescita e sul successo dell’azienda e, a sua volta, questo fornirà al dipendente la sensazione che i progetti che sta sviluppando abbiamo uno scopo reale. Ciò, può rappresentare una grande motivazione. Un terzo dei professionisti (34%), infatti, afferma che il motivo per cui passerebbe a una start-up è per il lavoro stimolante e interessante, mentre molti credono che le competenze sviluppate in termini di autogestione e di definizione delle priorità dei compiti sono in linea con la loro vita personale. Secondo Davide Maccagni: “Lavorare per una start-up può essere un’esperienza di crescita intensa e quindi, inevitabilmente, la persona sarà portata a proiettare le nuove competenze acquisite anche al di fuori dell’ambito lavorativo. Infatti, i professionisti che lavorano in una start-up mostrano una spiccata attitudine al problem solving e sono più aperti a nuove culture e modi di pensare”.
4. Spirito di squadra. Più della metà dei professionisti (42%) afferma che uno degli aspetti che tiene più in conto nella ricerca della prossima sfida professionale sono: “i colleghi e una cultura che li ispiri a dare il meglio” e, per questo, la cultura delle start-up è qualcosa da valorizzare. Le start-up tendono a promuovere un ambiente collaborativo molto stretto, che incoraggia le persone a cooperare anche con compiti che esulano dal loro ambito originario. Maccagni, Country Director per Robert Walters Italia aggiunge: “ Lo spirito collaborativo delle Start-up sicuramente favorisce un’apertura verso il lavoro altrui e fa sì che l’ambiente risulti più accogliente e aperto agli occhi del dipendente. Quest’ultimo, infatti, sentendosene parte integrante, condivide con i colleghi le proprie conoscenze ed esperienze”. Le start-up tendono a preferire una struttura piatta a una gerarchia rigida, che permette una discussione aperta e la cooperazione tra tutti i membri del team. Il 30% dei professionisti afferma, inoltre, che la caratteristica più attraente di una start-up sia la sua struttura gestionale aperta ed efficiente.
5. Diversità in tutti i sensi della parola. Le start-up si concentrano sulla ricerca dei migliori talenti che possano aiutarle a raggiungere i loro ambiziosi obiettivi e, di conseguenza, eliminano qualsiasi barriera socio-economica o geografica per trovare le loro star. All’interno di una start-up, pertanto, è frequente trovare collaboratori molto diversi tra loro, di ogni nazionalità, provenienza e ideologia. Data la natura variegata di questi team, ci sarà naturalmente un ampio scambio di stili di lavoro e competenze diverse. Maccagni aggiunge: “La configurazione multiculturale delle start-up garantisce un grande arricchimento per i dipendenti che imparano quindi a guardare al lavoro attraverso prospettive sempre nuove e all’avanguardia”. La diversità non riguarda solo le persone: in una start-up non ci sono quasi mai due giorni uguali. In generale, la maggior parte dei membri del team deve “destreggiarsi” e assumere funzioni al di fuori del proprio ruolo specifico per contribuire al successo dell’azienda nel suo complesso. La varietà dei compiti aiuta a sviluppare nuove competenze molto rapidamente e il professionista può spesso imparare direttamente dal fondatore dell’azienda e/o dai dipendenti senior.
6. Innovazione. La natura delle start-up è diversa da quella delle aziende tradizionali, soprattutto perché queste si basano su un’innovazione dirompente, incoraggiano l’immediatezza di pensiero e la creatività con budget ridotti e meno risorse. L’autonomia non è vista come un vantaggio all’interno di una nuova azienda, ma come un dato di fatto. Ecco perché il 28% dei professionisti lascia un lavoro in un’organizzazione consolidata per entrare in un’azienda di nuova costituzione.
7. Exit strategy. Molte start-up hanno in mente una “exit strategy”, il che significa che lavorano per raggiungere un obiettivo chiaro entro un certo periodo di tempo a partire dal momento in cui iniziano il processo di lancio. Gli obiettivi di crescita sono inizialmente ambiziosi, ma se il team li raggiunge, potrà beneficiare di un finanziamento significativo. In una start-up, il duro lavoro può restituire ai dipendenti 10 volte l’importo che riceverebbero in bonus aziendali annuali entro i primi 5-7 anni. La chiave è unirsi a una nuova azienda in cui si crede veramente, nel prodotto e nella visione: “Se l’obiettivo è un percorso professionale lineare e guidato per i successivi 8-10 anni, le start-up non fanno probabilmente al caso vostro. Tuttavia, se volete far parte di un’azienda che riesce a crescere e ad affermarsi grazie allo sforzo collettivo, dove poter imparare velocemente soft-skill e hard-skill chiave per il vostro futuro, allora la vostra nuova opportunità di carriera dovrebbe essere ricercata all’interno di una promettente start-up”, conclude Davide Maccagni.
Piero Vigutto
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