Qui di seguito troverete alcune letture che mi sono piaciute o mi hanno particolarmente ispirato* e che voglio condividere con te che stai leggendo. Il progetto 30 giorni 1 libro nasce dal desiderio di dedicare quotidianamente il giusto tempo ad aprire la mente ad altre idee, ad altri autori, ad altre prospettive, una condizione indispensabile per chi vuole rimanere al passo con i tempi. Se pensi di non avere tempo, rifletti sul fatto che basta leggere 20 pagine al giorno, significa un investimento di circa 30 minuti, e alla fine di un anno avrai letto 7300 pagine che corrispondono a circa 12 libri di 350 pagine circa. 30 giorni 1 libro è un progetto a cui puoi partecipare anche tu. Condividi sui social la foto della copertina e una piccola recensione concludendo con #30giorni1libro. Diffondiamo la cultura del sapere, ne beneficeremo tutti.

*Nota: non percepisco denaro per la segnalazione di questi testi e la recensione pubblicata è frutto della mia personale opinione.

Non c'è due senza uno. Nel lavoro ogni passo conta.

Anno: 2024

Autore: Gianmarco Guerrini

Casa editrice: Aska Edizioni

Non è facile incasellare Non c’è due senza uno in una categoria precisa. Pur avendo la forma sintetica del saggio, ha il respiro di una narrazione di impresa e il cuore di un memoir. Gianmarco Guerrini, imprenditore toscano e fondatore di Gefar, con una scrittura lucida ma avvolgente ci guida attraverso quasi quarant’anni di cambiamenti personali e professionali, facendoci sentire la fatica, la passione e l’incertezza di un percorso lavorativo autentico.

La prefazione di Massimo Chiriatti introduce il libro come un affresco dell’innovazione applicata al lavoro reale, senza paracadute teorici o formule precotte. È qui che il titolo trova senso: “Non c’è due senza uno” non è solo un modo divertente di dire che ogni passo conta, ma un richiamo alla coerenza tra ciò che si fa e chi si è. Guerrini parte dai suoi inizi, dalle aspirazioni giovanili, passando per la costruzione dell’azienda di consulenza del lavoro e welfare aziendale, fino agli anni recenti legati al digitale e alla formazione .

Il nucleo del testo è composto dai mille piccoli passi che compongono una carriera: le scelte spesso difficili, i momenti di dubbio, le relazioni con colleghi e collaboratori, gli adattamenti ai cambiamenti di mercato. Guerrini racconta tutto con grande naturalezza, senza indulgere nel cliché del manager supereroe. Ne emerge un’immagine di leadership centrata sulla fiducia, l’etica e l’ascolto. Persino la creazione di una busta paga diventa occasione di riflessione, simbolo di cultura aziendale e di cura per le persone.

Un “romanzo di impresa”, per la sua capacità di unire riflessioni professionali e narrazione emotiva dove non mancano metafore evocative e spunti immediati: “la fiducia è un atto di fede verso sé stessi che, se stimolata, prima o poi viene fuori” scrive Guerrini, e nelle recensioni si nota quanto queste parole abbiano fatto centro.

La forza del libro risiede nella sua dimensione autentica. Non ci si trova davanti a una teoria sull’efficacia, ma a una testimonianza che parla del lavoro quotidiano, delle difficoltà economiche, delle tensioni tra tradizione e innovazione. Il confronto con un’Italia in trasformazione – dalla cultura analogica verso la rivoluzione digitale – emerge con delicatezza, ma anche con una buona dose di riflessione critica.

Pur essendo breve (136 pagine), la lettura non è superficiale. Guerrini riesce a condensare esperienze e considerazioni senza sacrificare il ritmo. Questo lo rende indicato sia per manager e professionisti HR, che per chi vuole capire come costruire un percorso di lavoro che abbia un senso e non solo un rendimento. Il consiglio è di assaporarlo con calma, estraendo con cura gli spunti personali e organizzativi.

La scrittura non cade nell’auto-celebrazione. Il messaggio è chiaro: forse non c’è una formula universale, ma la consapevolezza di sé e dell’evoluzione intorno a noi è la condizione minima per dare valore autentico al proprio lavoro.

In conclusione, Non c’è due senza uno è un invito a camminare con i piedi a terra e il cuore aperto, a costruire una leadership che unisce competenza e umanità, e a non correre dietro a modelli che non rispecchiano ciò che siamo. È una lettura breve ma profonda, in grado di parlare a chi cerca significato nel proprio mestiere, senza illusioni e con un grande rispetto verso le persone che lo fanno ogni giorno.

Il libro potete trovarlo qui.


Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita.

Anno: 2023

Autore: Francesca Coin

Casa editrice: Giulio Einaudi editore

Francesca Coin affronta il fenomeno noto come “grandi dimissioni” nel suo libro pubblicato da Einaudi. Vorrei dire che lo fa con rigore e passione della ricercatrice ma… La sociologa riflette sul fatto che, dopo la pandemia, milioni di persone hanno lasciato il lavoro, spinti non solo dalla ricerca di migliori condizioni economiche ma soprattutto da un crescente senso di non appartenere a un mondo del lavoro sempre più fragile, precario e tossico. Attraverso dati raccolti, come i circa 2,2 milioni di dimissioni registrate in Italia nel 2022, con un aumento del 13,8% rispetto all’anno precedente, l’autrice racconta una crisi esistenziale moderna: la spinta a riappropriarsi della propria dignità, tempo e salute, evidente in settori come sanità, ristorazione e grande distribuzione.

Nel libro emergono storie potenti di medici che abbandonano l’ospedale per dedicarsi alla libera professione, infermieri e operatori sanitari che cercano condizioni più umane, lavoratori della grande distribuzione e della ristorazione che denunciano carichi insostenibili e paghe da fame. In questi racconti la frustrazione diventa testimonianza, denunciando condizioni da terzo mondo pur in un contesto moderno. Coin integra le narrazioni con constatati di ordine sistemico: la prevalenza di contratti falsamente autonomi, la normalizzazione di ritmi massacranti e la pervasività di una cultura manageriale che sacrifica le persone in nome della produttività.

La forza del libro sta nel doppio filtro utilizzato: partendo dall’esperienza individuale della “pancia” aggiunge una prospettiva analitica basata su dati, fonti ufficiali e riflessioni sociologiche. Questo duplice approccio restituisce al fenomeno una dimensione storica e strutturale: le grandi dimissioni non sono esplosioni isolate ma sintomi di una disaffezione massa-cronica, figlia di mala gestione, cultura tossica e diseguaglianze. Coin valuta la possibilità che in Italia sia più appropriato parlare di “grande ricollocamento”, dato che molte dimissioni avvengono per trovare altro lavoro, ma non trascurano il disagio profondo che imprime la decisione di lasciare.

Dal punto di vista di chi studia le dinamiche del lavoro, il libro aiuta a declinare le dimissioni su due binari: quelle scaturite da crisi esistenziali e quelle da inefficienze del sistema organizzativo. Ed è questo intreccio a far emergere temi cruciali, il burnout come malattia istituzionale, l’inadeguatezza di contratti schiaccianti, la cultura del silent quitting, il gender gap nei settori professionali. Il risultato è un quadro complesso ma irrealistico delle condizioni in cui i lavoratori vivono oggi, con impatto notevole sulla qualità della vita e sulle relazioni sociali.

Il divario tra emozioni e dati segnala una scrittura ibrida di forte impatto: testimonianze emblematiche, cifre ufficiali, ragionamenti sociologici e riflessioni esistenziali si intrecciano per restituire un ritratto organico del fenomeno. Alcuni lettori hanno sottolineato la capacità del libro di coniugare empatia e rigore .

Tuttavia, proprio questo impianto comporta una certa disomogeneità. Sebbene i dati esistano e Coin li citi, il titolo lascia intendere un’analisi delle dimissioni collettive, mentre nel testo si parla spesso di casi individuali. In altre parole, la firma sociologica sconfina sempre nel più vasto disegno delle “grandi dimissioni” ma limitandosi spesso a storie individuali. Si tratta di un limite che lascia il lettore diviso tra emozione e attesa di numeri sistematici e soprattutto senza risposte.

Il libro potete trovarlo qui.


Pensieri lenti e veloci

Anno: 2020

Autore: Daniel Kahneman

Casa editrice: Mondadori

Un testo magistrale in cui Daniel Kahneman, premio Nobel per l’Economia, esplora con profondità e chiarezza la natura duale del pensiero umano. Al centro del saggio troviamo la distinzione tra due sistemi mentali. Il primo, chiamato Sistema 1, opera in modo rapido, automatico, intuitivo: funziona come un pilota automatico che prende decisioni immediate in base a pattern consolidati, utili nella quotidianità dove serve agilità nel riconoscere volti o reagire a stimoli semplici. Il secondo, il Sistema 2, interviene solo quando l’intuizione non basta: è lento, logico, richiede sforzo cosciente ed è responsabile dei ragionamenti articolati che ci fanno riflettere su scelte complesse o processare dati e numeri .

La vera originalità del libro sta nella capacità di Kahneman di spiegare con rigore scientifico ma senza rinunciare alla narrazione come emergono molti errori cognitivi, o bias cognitivi, generati proprio dal dialogo difettoso tra i due sistemi. Euristiche come ancoraggio, disponibilità e fallacia della congiunzione, così come l’avversione alla perdita e l’eccessiva fiducia nelle proprie capacità, sono illustrate con esperimenti memorabili e storie che restano impresse nella mente molto tempo dopo la lettura.

La terza parte del libro affronta il tema inquietante dell’overconfidence, una sicurezza illusoria che rende le persone convinte di sapere di più di quanto realmente comprendano. È una spiegazione efficace del perché spesso imponiamo piani e imprese destinati a fallire: la fallacia della pianificazione, l’illusione del controllo e la trappola del “sì però…” che travolge le previsioni più ottimistiche . In questa sezione emerge inoltre la teoria del prospetto, uno degli apporti più significativi di Kahneman e Tversky: una rivoluzione nella comprensione dei processi decisionali in condizioni di rischio, che spiega perché il dolore di una perdita pesa il doppio della soddisfazione di un guadagno equivalente.

In una successiva riflessione, Kahneman introduce la distinzione tra i due sé: quello esperienziale, impegnato nel vivere il momento, e il sé che ricorda, che valuta la qualità di un’esperienza ex post. È una rivelazione illuminante per affrontare temi come la felicità e la soddisfazione, perché ci fa capire che ciò che scegliamo di ricordare, più di quanto abbiamo effettivamente vissuto, influisce in modo determinante sulle nostre scelte future.

Lo stile di Kahneman bilancia sapientemente il rigore accademico con una scrittura vivace e accessibile. Gli esempi quotidiani, come stimare la forza di un sugo o spiegare l’effetto frame, rendono la lettura piacevole ma mai superficiale. Inoltre, la sua capacità di integrare decenni di ricerca sperimentale con aneddoti personali conferisce al libro una dimensione intima che potenzia la portata dei contenuti .

Se non è esente da critiche, il testo resta straordinariamente completo. Alcuni evidenziano una certa ridondanza nelle spiegazioni o un approccio talvolta poco orientato all’applicazione pratica. Tuttavia, la profondità dei modelli introdotti e la loro rilevanza trasversale, da economia alla psicologia, dal management alla vita quotidiana, trasforma “Pensieri lenti e veloci” in una lettura utile per chi desidera comprendersi meglio e migliorare le proprie decisioni.

In conclusione, “Pensieri lenti e veloci” non è solo un libro, è una lente critica per osservare noi stessi e il mondo. Ci ricorda che la mente umana è prodigiosa ma imperfetta, capace di intuizioni brillanti ma vittima di scorciatoie ingannevoli. Comprendere la tensione tra i sistemi di pensiero, riconoscere i bias cognitivi, imparare dai nostri errori è un viaggio che rende più consapevoli e saggi, in ogni ambito in cui decidiamo, scegliamo e viviamo.

Il libro potete trovarlo qui.


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