
Anno: 2023
Autore: Francesca Coin
Casa editrice: Giulio Einaudi editore
Francesca Coin affronta il fenomeno noto come “grandi dimissioni” nel suo libro pubblicato da Einaudi. Vorrei dire che lo fa con rigore e passione della ricercatrice ma… La sociologa riflette sul fatto che, dopo la pandemia, milioni di persone hanno lasciato il lavoro, spinti non solo dalla ricerca di migliori condizioni economiche ma soprattutto da un crescente senso di non appartenere a un mondo del lavoro sempre più fragile, precario e tossico. Attraverso dati raccolti, come i circa 2,2 milioni di dimissioni registrate in Italia nel 2022, con un aumento del 13,8% rispetto all’anno precedente, l’autrice racconta una crisi esistenziale moderna: la spinta a riappropriarsi della propria dignità, tempo e salute, evidente in settori come sanità, ristorazione e grande distribuzione.
Nel libro emergono storie potenti di medici che abbandonano l’ospedale per dedicarsi alla libera professione, infermieri e operatori sanitari che cercano condizioni più umane, lavoratori della grande distribuzione e della ristorazione che denunciano carichi insostenibili e paghe da fame. In questi racconti la frustrazione diventa testimonianza, denunciando condizioni da terzo mondo pur in un contesto moderno. Coin integra le narrazioni con constatati di ordine sistemico: la prevalenza di contratti falsamente autonomi, la normalizzazione di ritmi massacranti e la pervasività di una cultura manageriale che sacrifica le persone in nome della produttività.
La forza del libro sta nel doppio filtro utilizzato: partendo dall’esperienza individuale della “pancia” aggiunge una prospettiva analitica basata su dati, fonti ufficiali e riflessioni sociologiche. Questo duplice approccio restituisce al fenomeno una dimensione storica e strutturale: le grandi dimissioni non sono esplosioni isolate ma sintomi di una disaffezione massa-cronica, figlia di mala gestione, cultura tossica e diseguaglianze. Coin valuta la possibilità che in Italia sia più appropriato parlare di “grande ricollocamento”, dato che molte dimissioni avvengono per trovare altro lavoro, ma non trascurano il disagio profondo che imprime la decisione di lasciare.
Dal punto di vista di chi studia le dinamiche del lavoro, il libro aiuta a declinare le dimissioni su due binari: quelle scaturite da crisi esistenziali e quelle da inefficienze del sistema organizzativo. Ed è questo intreccio a far emergere temi cruciali, il burnout come malattia istituzionale, l’inadeguatezza di contratti schiaccianti, la cultura del silent quitting, il gender gap nei settori professionali. Il risultato è un quadro complesso ma irrealistico delle condizioni in cui i lavoratori vivono oggi, con impatto notevole sulla qualità della vita e sulle relazioni sociali.
Il divario tra emozioni e dati segnala una scrittura ibrida di forte impatto: testimonianze emblematiche, cifre ufficiali, ragionamenti sociologici e riflessioni esistenziali si intrecciano per restituire un ritratto organico del fenomeno. Alcuni lettori hanno sottolineato la capacità del libro di coniugare empatia e rigore .
Tuttavia, proprio questo impianto comporta una certa disomogeneità. Sebbene i dati esistano e Coin li citi, il titolo lascia intendere un’analisi delle dimissioni collettive, mentre nel testo si parla spesso di casi individuali. In altre parole, la firma sociologica sconfina sempre nel più vasto disegno delle “grandi dimissioni” ma limitandosi spesso a storie individuali. Si tratta di un limite che lascia il lettore diviso tra emozione e attesa di numeri sistematici e soprattutto senza risposte.