educazione complessa - I sette saperi necessari all'educazione del futuro. Recensione di Piero Vigutto.

Anno: 2001

Autore: Edgar Morin

Casa editrice: Raffaello Cortina Editore

Nel suo breve saggio, Edgar Morin propone una visione dirompente, definendo sette conoscenze fondamentali per formare esseri umani capaci di affrontare i grandi interrogativi del futuro. La lettura si presenta come un invito ad andare oltre la frammentazione delle discipline, verso un sapere capace di integrare scienze, storia, etica e umanesimo. Morin parte dalla convinzione che l’educazione, così com’è strutturata oggi, pur attenzione alla trasmissione delle conoscenze scientifiche e tecniche, ignora le proprie basi: la conoscenza di se stessi e dei processi che la nutrono, limitandosi a replicare nozioni senza permettere di interrogare l’essenza del conoscere.

L’autore propone quindi di insegnare a conoscere l’errore e l’illusione, ponendo le basi per una coscienza lucida della fallibilità umana. Questa idea si sviluppa sul riconoscimento che la frammentazione del sapere, prodotto da compartimenti disciplinari, limita la capacità di comprensione globale del mondo. Morin suggerisce quindi un pensiero pertinente, in cui la comprensione dei fenomeni avviene entrando nei loro contesti più ampi, riconoscendo interazioni e correlazioni.

La riflessione si amplia quando Morin affronta la “condizione umana”: per educare a pensare la propria identità, non si può ignorare la dimensione storica, culturale, psicologica ma anche biologica e sociale che connota ogni singolo individuo. Ne deriva un approccio educativo multidimensionale, in cui convergono scienze sociali, filosofia e persino letteratura. Allo stesso modo, Morin enfatizza l’importanza dell’“identità terrestre”: viviamo in un mondo globalizzato e d’ora in poi educativo significa far comprendere che siamo parte di una comunità planetaria con responsabilità condivise, fragilità comuni e risorse limitate.

Un altro tema cruciale affrontato è l’incertezza, centrale nel ventunesimo secolo. Morin sottolinea come la scienza stessa dimostri l’imprevedibilità delle realtà su scala micro e macro, suggerendo che l’educazione complessa dovrebbe preparare a navigare in un “oceano d’incertezze” anziché spingere verso certezze illusorie. Questo implica educare anche al dubbio, all’errore, ad apprendere da ciò che non funziona.

Al centro c’è poi la “comprensione”, intesa non solo come conoscenza ma anche come capacità empatica di incontrare l’altro. Progettare un’educazione complessa alla comprensione significa insegnare a vedere nei punti di vista altrui, ad analizzare l’incomprensione stessa come elemento strutturale dei rapporti tra individui, culture, nazioni. Infine, Morin richiama l’etica del genere umano, invitando a riconoscere simultaneamente la dimensione individuale, sociale e planetaria dell’uomo. L’insegnamento così inteso non mira a formare individui isolati, ma cittadini consapevoli, pronti a un impegno democratico e cooperativo verso l’umanità intera.

Il testo, sorprendentemente denso pur nella sua brevità, risulta energia e provocazione pedagogica in egual misura: costringe a riflettere sulla natura dell’educazione complessa e sul ruolo degli insegnanti e formatori nel nostro tempo complesso. Secondo alcuni lettori, immersi nella metamorfosi globale e smarriti dall’accelerazione dei cambiamenti, questo libro serve da bussola, perché sposta l’orizzonte dell’educazione complessa dal piccolo al planetario e attiva una prospettiva critica sui contenuti, sui metodi e persino sulle finalità dell’insegnare.

Nel contempo, l’autore non propone soluzioni prestabilite, ma sollecita una “riforma del pensare” capace di riconnettere saperi, riconciliando sapere ed esistenza, apprendimento e responsabilità. Il risultato è un testo vivace, dialogico, vero manifesto per un’educazione complessa integrale, globale e civile.

Il libro potete trovarlo qui.