cultura HR - Risorse inumane. Diario segreto di un direttore del personale. Recensione di Piero Vigutto.

Anno: 2020

Autore: Denis Murano

Casa editrice: Anteprima Edizioni

Leggere “Risorse inumane” significa addentrarsi, passo dopo passo, nei corridoi anonimi di un grande ufficio Risorse Umane, attraverso gli occhi del suo protagonista, il dottor X. Denis Murano si firma con uno pseudonimo, scelta che concede una lente di anonimato al racconto e allo stesso tempo permette al lettore di immedesimarsi in un diario professionale tanto schietto quanto spietato, in bilico tra romanzo e saggio professionale. Il dottor X è dirigente HR brillante, competente e pieno di buon senso, ma porta dentro una convinzione disturbante: detesta le persone. È proprio questo ossimoro a rendere il libro una lettura avvincente e reale, uno spaccato che smonta il mito delle HR come funzioni sempre empatiche e collaborative.

Il ritmo è serrato e narrativo: Murano struttura il testo in 17 capitoli brevi, ambientazioni che vanno dal colloquio di selezione all’incontro sindacale, dalle trasferte alle crisi aziendali. Ogni episodio restituisce un frammento di vita quotidiana in azienda, e lo fa con tono cinico, diretto, senza filtri né maschere. Nei dialoghi rapidi, spesso caricaturali, emergono dinamiche che assomigliano a uno specchio deformante: il direttore operativo arrogante, la giovane assistente ambiziosa, il sindacalista d’accatto. Il risultato è un catalogo di archetipi aziendali riconoscibili e insieme inquietanti, illuminati da uno stile che punge e diverte.

L’efficacia del libro risiede proprio in questa concretezza: non si trovano teorie o tesi predeterminate, ma storie cucite sui fornitori reali, sulle frustrazioni nascoste dietro a un faldone, su umiliazioni non sempre intenzionali. Murano non vuole fornire risposte etiche o soluzioni organizzative, ma restituire uno stato dell’arte sanguigno. E non sorprende che molti lettori abbiano trovato nel racconto una verità cruda, capace di far dubitare delle proprie aspettative sul lavoro di HR.

Non mancano però criticità. Il tono eccessivamente informale, con turpiloquio reiterato, rischi di scivolare nella caricatura o nel vezzo stilistico. Nel tentativo di “raccontare senza peli sulla lingua”, talvolta lo stile assume toni da post social che non aggiungono valore narrativo, ma suonano pretestuosi o gratuiti.

È però proprio questa noncuranza formale che colloca ″Risorse inumane″ tra i libri che vanno letti più per comprendere la cultura emotiva aziendale che per apprendere norme e procedure. Spesso, emerge il disagio silenzioso del dottor X: la solitudine, la frattura tra quello che sente e quello che deve esprimere, la stanchezza di dover mediare sempre. E in questo senso il libro offre un valore terapeutico, perché permette di riconoscere emozioni condivise e non masticate, senza far finta che tutto funzioni seguendo regole limpide.

“Risorse inumane” è dunque un incubatore di domande: è possibile fare HR rispettando la propria autenticità? Si può sopravvivere a una mansione che richiede mediatori tra dirigenti e dipendenti, quando non si crede davvero nel potere delle parole e delle norme? Anche chi non è un professionista HR può apprezzare il libro, perché fornisce una prospettiva dietro le quinte utile a comprendere i processi organizzativi reali e non idealizzati.

In conclusione, “Risorse inumane. Diario segreto di un direttore del personale” è un reading ricco di ironia amara, che fonde narrazione e verità. Non un manuale HR né un romanzo di leadership, ma un racconto in prima persona che fa da specchio: svela meccanismi, smaschera frizioni, alimenta riflessioni silenziose. Una lettura breve, meno di 150 pagine, ma capace di restare in mente.

Il libro potete trovarlo qui.