Indipendenti. Guida allo smart working. Recensione di Piero Vigutto.

Anno: 2017

Autore: Marco Bentivogli

Casa editrice: Rubbettino Editore

“Indipendenti. Guida allo smart working” rappresenta un contributo significativo al dibattito sul futuro del lavoro, perché Marco Bentivogli, ex segretario della FIM‑CISL e oggi protagonista delle politiche sull’Intelligenza Artificiale, affronta il tema non come ideologo, ma con la concretezza di chi ha vissuto tensioni e cambiamenti reali. Il volume inquadra lo smart working come un’opportunità da gestire con responsabilità, mettendo in guardia dai rischi di un “fai-da-te” effetto pandemia, con risultati male interpretati o generati dalla routine del telelavoro spinto senza regole e strutture organizzative adeguate.

Bentivogli sottolinea che lo smart working non è sinonimo di lavoro da casa, ma una modalità basata sui risultati, la fiducia tra manager e collaboratori, e la consapevolezza della propria autonomia. Secondo lui, si tratta di una «sfida di sostenibilità per riprendersi la vita e costruire un lavoro migliore», un passaggio che deve coinvolgere tutte le componenti e concretizzarsi in un cambiamento culturale più che organizzativo.. La vera svolta appare quando sottolinea come si sia passati da una cultura del controllo, basata su orari e presenze, a forme di responsabilità e libertà che valorizzano autonomia e fiducia.

Bentivogli illustra con chiarezza i vantaggi che lo smart working porta a livello individuale – flessibilità, riduzione degli spostamenti, bilanciamento tra professione e vita privata – ma non tralascia i rischi se attuato senza strategie: isolamento, lavoro eccessivo, mancanza di servizi e strumentazioni adeguate. Emblematico è il riferimento al «cottimo digitale» di chi finisce connettersi 20 ore al giorno, oppure a chi svolge lavoro da remoto in camere non idonee o senza supporto tecnico adeguato.

L’autore propone un paradigma nuovo: lavoratori “in‑dipendenti”, ossia liberi nella gestione del proprio tempo, responsabili dei risultati e integrati in un’organizzazione che valorizza la reciprocità. Smart working diventa così sinonimo non di indipendenza tout court, ma di autonomia consapevole, a cui l’azienda deve rispondere attivando infrastrutture, norme e competenze adeguate.

Un punto di forza del volume è l’attenzione al cambiamento culturale: l’autore spiega che lo smart working ha senso solo se si mette in discussione la cultura “scrivanocentrica” che premia presenza e rigidità, aprendo piuttosto a modalità incentrate sulla fiducia, sulla flessibilità e su obiettivi misurabili. Questa riflessione si inserisce nel più ampio dibattito su come valorizzare il talento, anche nei contesti più strutturati come la Pubblica Amministrazione o la grande impresa.

Bentivogli non nasconde inoltre la complessità del processo: l’Italia non può trasferirsi semplicemente in remoto. Serve un piano nazionale di alfabetizzazione digitale che includa gli over‑50 e le aree periferiche, una maggiore qualità delle infrastrutture e una revisione condivisa delle regole tra imprese, sindacato e istituzioni.

Il testo è agile, con poco più di 200 pagine, denso di riflessioni e spunti. È pensato per un pubblico ampio – manager, HR, policy maker, sindacati, lavoratori – offrendo una visione pragmatica e orientata all’azione. Non manca il richiamo ad allineare lo smart working all’industria 4.0, all’intelligenza artificiale e a modelli di organizzazione che puntano sulla produttività intelligente e non sulla quantità di tempo trascorso davanti a una scrivania .

Tra i suggerimenti più convincenti troviamo l’importanza di misurare i risultati, di formare le persone in competenze digitali e relazionali, di ripensare gli spazi fisici e i modelli di leadership. Bentivogli insiste che senza un forte investimento in cultura e infrastrutture anche la migliore volontà rischia di naufragare in una forma apparente di smart working basata sul telelavoro semplificato .

Se il libro resta privo di eccessive formule tecniche o manageriali, è invece ricco di argomentazioni tratte dall’esperienza diretta. Questo rende la lettura credibile e concreta: Bentivogli parla come chi ha vissuto le crisi aziendali, i cambiamenti strutturali e i conflitti tra tradizione e innovazione. Il suo messaggio è chiaro: lo smart working può cambiare il lavoro e la vita, ma solo se lo costruiamo insieme, con responsabilità, servizi, formazione e un salto culturale collettivo.

Il libro potete trovarlo qui.