Qui di seguito troverete alcune letture che mi sono piaciute o mi hanno particolarmente ispirato* e che voglio condividere con te che stai leggendo. Il progetto 30 giorni 1 libro nasce dal desiderio di dedicare quotidianamente il giusto tempo ad aprire la mente ad altre idee, ad altri autori, ad altre prospettive, una condizione indispensabile per chi vuole rimanere al passo con i tempi. Se pensi di non avere tempo, rifletti sul fatto che basta leggere 20 pagine al giorno, significa un investimento di circa 30 minuti, e alla fine di un anno avrai letto 7300 pagine che corrispondono a circa 12 libri di 350 pagine circa. 30 giorni 1 libro è un progetto a cui puoi partecipare anche tu. Condividi sui social la foto della copertina e una piccola recensione concludendo con #30giorni1libro. Diffondiamo la cultura del sapere, ne beneficeremo tutti.

*Nota: non percepisco denaro per la segnalazione di questi testi e la recensione pubblicata è frutto della mia personale opinione.

Il Lavoro Ben Fatto: Che cos’è, come si fa e perché può cambiare il mondo

Anno: 2020

Autore: Vincenzo Moretti, Luca Moretti

Casa editrice: Amazon

Nel veloce panorama editoriale italiano emerge “Il Lavoro Ben Fatto”, scritto da Vincenzo e Luca Moretti, come un invito coraggioso e autentico a riscoprire l’essenza del lavorare con dignità, passione e responsabilità. Non un manuale tecnico, ma un racconto di cultura e attitudine, il volume ci sfida a mettere insieme testa, mani e cuore in ciò che facciamo. In poche pagine, la voce di Vincenzo, figlio di una tradizione artigiana meridionale, e quella di Luca, narratore e formatore, si uniscono in un percorso che va oltre la produttività, proponendo un nuovo senso del lavoro come strumento di cambiamento personale e collettivo.

La narrazione parte da radici familiari, dal rapporto tra Vincenzo e suo padre, cresciuto tra la fatica della bottega e il desiderio di dignità. Da questi ricordi nasce la consapevolezza che qualsiasi lavoro, se fatto con cura, ha valore intrinseco. Non conta la complessità della mansione, ma la volontà di svolgerla con attenzione e orgoglio. In questa dimensione personale si innesta una visione più ampia: il lavoro ben fatto può, a sua volta, generare un moto virtuoso nella comunità e nel Paese, trasformandosi in leva per la rinascita sociale ed economica.

Il cuore del libro ruota attorno ai presupposti culturali del progetto. I “cinque passi del lavoro ben fatto” diventano un manifesto di senso: l’approccio, il risultato, la narrazione, lo sviluppo sistemico e la dimensione generativa di moltiplicazione delle possibilità. Si tratta di fasi integrate, in cui la qualità, personale e condivisa, diventa norma e non eccezione. Un impianto che aspira a trasferire la sensibilità artigiana nella quotidianità delle aziende, delle istituzioni e della formazione.

Altri elementi di forza risiedono nel tono partecipativo e vero del testo. Non siamo di fronte a generalizzazioni vuote o a slogan idealistici. Le storie raccontate, spesso familiari, arrivano dirette: un panettiere che sperimenta, un insegnante che narra, un imprenditore che rifiuta la mediocrità. Ciascuno porta testimonianza del valore aggiunto che scaturisce dalla coerenza tra pensare e fare. In questo senso il libro respira e trasmette un calore umano raro nel genere.

L’approccio dei Moretti possiede anche rigore teorico. Non basta credere nel valore morale del lavoro ben fatto, bisogna ripensare le relazioni sociali e organizzative che lo sostengono. Il manifesto stesso (Articolo 51) rappresenta un codice etico e operativo, una chiamata alla consapevolezza e alla responsabilità civica e comunitaria.

Un ulteriore attributo del libro è la bellezza visiva: il capitolo finale curato da Luca Moretti è una narrazione per immagini, che alterna foto e testi in un racconto intenso di vita ordinarie fatte di cura, passione e qualità. Questo mix multimediale amplifica il messaggio: il lavoro ben fatto non è solo idea, ma azione incarnata.

È tuttavia lecito chiedersi se questa visione, per quanto nobile, non resti un cammino individuale o locale, incapace di scalare realmente a livello nazionale. Il testo è ricco di esempi e slancio personale, ma monotematico: manca forse un confronto critico con questioni strutturali come digitalizzazione, globale competitività o disparità territoriali. La dimensione più politica e sistemica, se presente, resta sullo sfondo.

“Il Lavoro Ben Fatto” è un’esperienza emotiva e riflessiva, una provocazione gentile che invita ciascuno a interrogarsi su che tipo di lavoro vogliamo e su quale mondo quel lavoro possa costruire. È un libro intimo che parla al cuore, ma che cerca anche di provocare una discussione collettiva attorno a un’idea semplice: il lavoro può essere strumento di dignità, appartenenza e progresso, se viene fatto bene.

Il libro potete trovarlo qui.


Futuro + Umano. Quello che l'intelligenza artificiale non potrà mai darci

Anno: 2018

Autore: Francesco Morace

Casa editrice: EGEA

Il sociologo Francesco Morace, con “Futuro + Umano”, si pone di fronte alle evoluzioni tecnologiche non con timore, ma con la lente dell’umanità. In pochi tratti emerge una proposta tanto lineare quanto profonda: l’orrore dell’intelligenza artificiale non sta nel suo potenziale, bensì nella nostra incapacità di coltivare e valorizzare ciò che nessuna macchina potrà offrire. Benedetto da questa convinzione, Morace muove proprio dalla natura complessa e contraddittoria dell’uomo, creatura fragile eppure portatrice di curiosità, emozioni e capacità di cura, per tracciare la bussola di un futuro in cui la dimensione umana resta imprescindibile.

Il libro si apre con una riflessione ampia sul momento storico: l’avvento dell’intelligenza artificiale non ci proietta semplicemente in un futuro tecnologicamente avanzato, ma mette allo specchio la nostra umanità, chiedendoci di capire chi vogliamo essere. Qui Morace introduce l’idea che l’uomo possieda un “principio speranza” e un “principio responsabilità” che le macchine non possono replicare. È da questo binomio che dobbiamo partire se vogliamo superare l’approccio che vede nella tecnologia una minaccia anziché un’opportunità.

Proseguendo nella lettura, emerge una riflessione pragmatica ma non riduttiva: l’intelligenza artificiale eccelle nella computazione, nella velocità, nella gestione massiva di dati. È una risorsa da tenere a disposizione dell’uomo per alleggerire compiti ripetitivi e liberarci energie. La sfida sta nel ridare senso a quelle energie recuperate, orientandole verso creatività, cura, empatia e cura dell’altro. Morace non urla alla resistenza tecnologica: piuttosto urge a orientare il futuro verso un’umanità ri-centrata, non svuotata dalla tecnologia.

I concetti vengono supportati da voci e contesti che spaziano da idee filosofiche alla cultura delle fondazioni, con riferimenti a esperienze reali (come il progetto IBSA) che cercano di integrare tecnologia e sensibilità umana. Quella sensibilità diventa elemento cruciale, perché se l’IA è potente, senza un coinvolgimento umano essa rischia di rimanere uno strumento sterile, incapace di sollevare morale o senso nelle organizzazioni e nella società .

Affiora inoltre un ulteriore punto, che conferisce al testo un tratto attualissimo: l’incertezza. Viviamo tempi in cui la singolarità tecnologica potrebbe emergere, ma più realisticamente dobbiamo prepararci a un futuro imprevedibile. Morace sostiene che l’incertezza possa diventare “lato vitale” del cambiamento se solo impariamo a considerarla risorsa anziché ostacolo. Questo attiva un invito a restare curiosi, aperti, consapevoli della nostra fallibilità e della ricchezza imprevista che ne può scaturire.

Nonostante la sua brevità (circa 150 pagine), “Futuro + Umano” non vacilla nella densità dei contenuti: è conciso senza esserne impoverito, perché sceglie i temi giusti e li coltiva con riflessioni acute. Food for thought per chi si interroga sull’intelligenza artificiale, ma non solo quello. È una pellegrinaggio verso un’antropologia ritrovata, che parte dalla fragilità per andare verso la speranza.

Misurarsi con questo libro significa mettersi in gioco: non come avversari della tecnologia, ma come protagonisti di una scelta consapevole che non sacrifica l’umano sull’altare del progresso.

Il libro potete trovarlo qui.


Guida pratica all'Employer Branding: Teoria, dati e casi

Anno: 2017

Autore: Michael S. Malone, Salim Ismail e Yuri Van Geest

Casa editrice: Universale Economica

Un libro che si distingue per chiarezza, concretezza e completezza, offrendo una panoramica dettagliata e accessibile su una disciplina sempre più fondamentale per le organizzazioni contemporanee. Il volume si apre con una panoramica teorica sull’employer branding, definendolo come la gestione del brand aziendale in qualità di luogo di lavoro, un aspetto oggi imprescindibile non solo per attrarre talenti, ma anche per rinsaldare la propria immagine sul mercato. Caliccia, che dal 2002 dirige l’Osservatorio sui neolaureati per Cesop e insegna alla Business School del Sole 24 Ore, dimostra una profonda autorevolezza, radicata in una lunga esperienza sul campo.

La forza del libro sta nel suo impianto pratico, pensato come una vera “cassetta degli attrezzi” operativa per HR, marketing e manager che vogliono agire sull’employer branding in autonomia . Il testo integra teoria, dati e case study per fornire strumenti concreti, dal concetto di Employer Value Proposition, alle tecniche di analisi semantica e quantitativa, fino a esempi reali tratti da aziende come Telecom Italia, Salini Impregilo e persino progetti basati su Lego Serious Play.

La chiarezza espressiva e la scorrevolezza consentono di affrontare concetti complessi con facilità. I lettori su Amazon raccontano di un volume capace di “ispirare” e “appassionare”, oltre che di mettere a disposizione un metodo operativo fin da subito.In particolare, emerge come Caliccia renda il tema accessibile non solo ai professionisti HR, ma anche a studenti, imprenditori e manager curiosi di comprendere il valore strategico della cultura aziendale.

L’autore introduce strumenti come l’analisi semantica, la modellazione dei dati primari e secondari e l’impiego di metodologie quantitative avanzate. Ciò che rende innovativo il testo è l’integrazione tra rigore del dato e capacità narrativa di esempi concreti, tratti dalle best practice già sperimentate sul campo . Questo approccio permette al lettore di comprendere non solo il “cosa fare” ma anche il “perché lo si fa” e “come farlo efficacemente”.

Il volume è articolato in sezioni chiare e progressive: si parte dalla definizione dei presupposti teorici, si passa alla costruzione di EVP e strategie comunicative, fino all’analisi di casi reali. Al centro c’è sempre l’idea di empatia tra azienda e persone, con linguaggio e media adeguati ai target di riferimento. Talvolta emergono riflessioni importanti sul confine tra employer branding e talent acquisition, sottolineando come l’immagine del luogo di lavoro preceda e condizioni il reclutamento .

Tra i vari punti di forza del libro, spiccano la capacità di rendere operativo un tema multidisciplinare, il supporto di dati originali della Recent Graduates Survey e la presenza di contributi specialistici ai case history. Inoltre, il linguaggio semplice e diretto evita tecnicismi eccessivi senza perdere precisione, confermando la dote divulgativa dell’autore.

Questo testo è particolarmente adatto a chi vuole iniziare un percorso di employer branding con una metodologia solida, ma anche a chi già opera nell’HR e desidera approfondire i dati e l’analisi. È una guida pensata per muoversi con agilità in un tema che intreccia comunicazione, marketing e gestione delle risorse umane, offrendo modelli, strumenti di analisi, suggerimenti per il linguaggio e indicazioni per scegliere i media più efficaci FrancoAngeli+1Cesop+1.

In conclusione, “Guida pratica all’Employer Branding” di Giuseppe Caliccia è un testo di riferimento per chi vuole comprendere e mettere in pratica strategie efficaci di employer branding. Coniuga rigore e praticità, dati e narrazione, disciplina e agilità. È una lettura consigliata a HR, manager, imprenditori e studenti, che fornisce spunti concreti, riflessioni puntuali e un metodo versatile per valorizzare l’azienda come luogo di lavoro unico e strategico.

Il libro potete trovarlo qui.


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