
Anno: 2021
Autore: Alberto Salamone
Casa editrice: Anteprima Edizioni
Il libro di Alberto Salamone si apre con un’immagine familiare e potente: la valigia pronta, l’appartamento lasciato, una famiglia – moglie e due figli – che si prepara a cambiare vita. Da qui inizia un diario autentico e intimo, in bilico tra emozioni, aspirazioni e concrete difficoltà, reso ancor più vivo dalla voce personale dell’autore, che non si limita a narrare un trasferimento, ma impasta le sue parole di emozioni, incertezze e speranze legate alla sfida di trasferirsi negli Stati Uniti. L’esperienza di Salamone non è solo quella di un manager che affronta responsabilità professionali in ambito aziendale, ma di un uomo che scopre come gli equilibri familiari, logistici e culturali vengano messi alla prova quando il “normale” lascia spazio all’ignoto.
La scrittura, fluida e sincera, riflette il ritmo di una quotidianità che cambia – la ricerca di una carta di credito, la scelta tra centinaia di cereali al supermercato, la scoperta della burocrazia locale –, spostando l’attenzione dai livelli alti della carriera ai dettagli che definiscono l’esperienza dell’expat. Questi momenti, raccontati con leggerezza e ironia, rappresentano i passaggi più autentici del volume: è proprio nella normalità che si rivela il contrasto tra due mondi, due culture e due modi di vivere.
L’aspetto professionale non è meno approfondito. Salamone analizza le differenze tra stile di leadership italiano e quello americano, mettendo in luce come, negli Stati Uniti, il lavoro sia governato da una dimensione meritocratica, trasparente, pragmatica e orientata ai risultati. Allo stesso tempo, descrive i rischi legati all’isolamento, alla pressione continua e alle aspettative, sottolineando come il successo professionale richieda non solo competenze, ma adattabilità, intelligenza culturale e capacità di ascolto. Lo scambio tra approccio italiano e realtà americana viene sostenuto anche da riferimenti alla psicologia culturale, utili per contestualizzare scelte, usanze e standard lavorativi.
Un altro tema molto presente nel libro è quello delle relazioni familiari. Salamone dedica attenzione alla centralità del partner nel percorso di espatrio, sottolineando quanto sia importante che la famiglia condivida la sfida, altrimenti il lavoro rischia di perdere equilibrio. I figli, le incomprensioni linguistiche, le abitudini che cambiano: tutto questo entra nel racconto come elemento di tensione e crescita, un retroterra emotivo imprescindibile per raccontare un rinnovamento vero .
Il tono generale è equilibrato tra introspezione e pragmatismo: l’autore non livella la complessità sotto la bandiera di un sogno americano idilliaco, ma lascia emergere le ombre, i disagi e la nostalgia. Alcuni passaggi, come la ricerca di un servizio sanitario adeguato o le barriere organizzative, vengono trattati con estrema concretezza, a testimonianza della serietà con cui Salamone affronta la propria scelta di vita.
Chi si riconoscerà in questa narrazione? Principalmente chi ha vissuto – o intende vivere – l’esperienza dell’“expat”: manager, professionisti, famiglie che valutano una trasferimento internazionale. Ma la narrazione contiene riflessioni valide per tutti, soprattutto chi vuole comprendere meglio come si costruisca una nuova identità personale e culturale lontano dalle proprie radici. È un libro utile, sì, ma soprattutto empatico, capace di creare una connessione reale tra autore e lettore.
In conclusione, Un manager italiano in America non è un manuale per trasferirsi, né un racconto romanzato di successo: è un diario emozionale e concreto, capace di offrire indicazioni utili, ironia e autointerpretazione nei momenti difficili. È un racconto autentico che accompagna il lettore non solo nella logica del cambiamento professionale, ma nella complessità della vita che si fa nuova. Per chi desidera capire il vero costo e valore di un trasferimento, questo libro è un compagno sincero e capace di tenere per mano.