gustav le bon psicologia delle folle

Anno: 1895

Autore: Gustav Le Bon

Casa editrice: Disponibile on-line

Pubblicato nel 1895, rappresenta un’opera cardine per comprendere le dinamiche psicologiche che affiorano quando gli individui si aggregano in gruppi. Nonostante siano passati oltre 120 anni, i temi affrontati da Le Bon risultano sorprendentemente attuali, soprattutto in un’epoca in cui le folle digitali sono protagoniste della comunicazione globale.

Sin dalle prime pagine, Le Bon introduce il concetto di “anima collettiva”: la folla non è la semplice somma degli individui, ma una nuova entità psicologica. Il singolo perso nel gruppo perde la propria coscienza critica, scendendo a un livello emotivo e primitivo. Questa regressione è determinata da due fattori principali: il senso di anonimato e la contagiosità emotiva .

All’interno della folla, scrive Le Bon, la mente individuale “scompare, per essere sostituita da un’unica psiche indistinta”. Paradossalmente, questo stato emerge non solo nella folla violenta e fanatica, ma anche in quelle situazioni in cui la decisione collettiva prevale sulla riflessione personale. Il risultato è un comportamento spinto da suggestione, emozioni primitive e logiche semplificate, spesso più pericoloso di quanto si possa lontanamente immaginare .

Le Bon descrive sharpamente come la folla sia permeabile a immagini forti, simboli e slogan brevi—un pensiero fatto di rappresentazioni, non di razionalità. Nel momento in cui una folla si mobilita, la sua forza si genera dalla suggestione: un meccanismo che amplifica emozioni semplici come la paura o l’entusiasmo collettivo. Non serve essere un esperto per manipolare la massa; basta saper utilizzare parole e simboli che parlino all’inconscio collettivo.

Questo fenomeno si rispecchia nel ruolo del “capo” o “leader”, figura che emerge spontaneamente come catalizzatore e guida della folla. Secondo Le Bon, tale figura non necessariamente nasce dall’esterno: spesso è un individuo che condivide le stesse ansie della folla, ma che diventa l’incarnazione della sua “voce”. È attraverso questa personificazione del potere che la folla trova struttura e movimento.

Il libro affronta anche la distinzione tra minoranze e folle. Se le folle rappresentano forze istintive, emotive e spesso distruttive, le minoranze – specie se disciplinate da ideali e valori – sono antidoti alla barbarie collettiva. Le Bon sottolinea che la civiltà procede grazie a leader razionali, mentre la massa tende a demolire ciò che non comprende .

Un punto spesso trascurato ma rilevante è la “moralità delle folle”. Pur essendo tendenzialmente impulsive e violente, le folle possono manifestare atti altruistici e disinteressi straordinari. Le Bon osserva come, in certi contesti, una folla possa compiere sacrifici nobili, pur guidata da sentimenti inconsci e collettivi . Questa ambivalenza – violenza e ideali positivi unite nella stessa dinamica – rivela la complessità della psicologia di gruppo.

Dal punto di vista metodologico, Le Bon fonde elementi di psicologia, sociologia, neurologia e antropologia, offrendo una visione olistica della folla. L’opera ha influenzato non solo storici, sociologi e psicologi – come Freud – ma anche figure politiche e propagandistiche di grande impatto, da Mussolini a Hitler, fino ai moderni esperti di comunicazione politica.

Non mancano critiche: alcuni considerano Le Bon troppo pessimista, ancorato a un’idea di folla irrimediabilmente distruttiva e poco attento agli aspetti evolutivi e positivi del pensiero collettivo. Altri analisti moderni – come Elena Bovo – sottolineano l’esistenza di folle “costruttive” e l’importanza di studiare anche la partecipazione consapevole nelle folle digitali e nelle proteste civili .

In conclusione, “Psicologia delle folle” è un libro che mette in guardia contro le derive emotive della massa, offrendo strumenti per riconoscerne i meccanismi irrazionali e suggestivi. È un classico imprescindibile per chi intende approfondire la psicologia di gruppo, la propaganda e la leadership. Non è una lettura leggera: il linguaggio ottocentesco può risultare denso e talvolta datato, ma il contenuto resta di straordinaria importanza, soprattutto in tempi in cui la viralità delle opinioni e la polarizzazione sociale sono fenomeni centrali.

Il libro potete trovarlo qui.