Mio nonno conservava anche i chiodi arrugginiti “può sempre essere riutilizzato” mi diceva. Per lui quel chiodo non era solo un chiodo, era un insegnamento, un monito, una raccomandazione che voleva fare a suo nipote. Conservando il chiodo arrugginito cercava di raggiungere due obiettivi: insegnarmi a dare valore alle cose semplici e ad essere parsimonioso.

Mio nonno era nato nei primi del ‘900 e aveva sofferto la fame, visto la prima guerra mondiale, combattuto durante la seconda, allevato due figli facendo due lavori. E’ comprensibile che fosse parsimonioso fino al paradosso. Il guaio era che mio nonno si era abituato ad uno stile di vita avverso che gli impediva di ragionare sugli errori insiti nel processo. Un chiodo arrugginito non riesce a reggere una struttura alla pari di un chiodo nuovo.
Il processo che caratterizza ogni azione produttiva, se è sbagliato o ha degli errori intrinseci che non vengono risolti, diventa infruttuoso, costoso, non funzionale come un chiodo arrugginito. Pensarci costa fatica. Non pensarci diventa controproducente. I veri risparmi non si realizzano conservando i chiodi vecchi ma utilizzando quelli nuovi. Il processo di selezione del personale non fa eccezione. Usare strumenti obsoleti o vecchie strategie per affrontare nuove necessità è come pensare che un chiodo arrugginito abbia lo stesso valore di uno nuovo. Non ha alcun senso. Riflettere sul processo aggiungendovi migliorie avrà due conseguenze: il risultato sarà migliore e i risultati pure.
A fare quello che si è sempre fatto si rischia di tenere unita una struttura con chiodi arrugginiti, convinti che sia forte e resistente.