Enrico Cerni. Manager nella Corporate University di una multinazionale italiana. Formatore di lunga data, incuriosito dai processi di apprendimento delle persone. Ha lavorato in Italia e all’estero assumendo vari incarichi e cambiando spesso mansioni, dapprima nell’ambito dell’informazione e della comunicazione per poi appassionarsi alle risorse umane. Le parole sono da sempre il filo conduttore delle sue attività. È scrittore per diletto, con una decina di pubblicazioni nella faretra.
Entusiasta, eclettico, energico, estroverso, empatico: questi sono i cinque aggettivi che sceglie per definire sé stesso. Iniziano tutti con la E di Enrico e nulla accade per caso. Non rinuncia a leggere, a studiare, a fare ricerca e a perseguire con determinazione la pluridimensionalità dell’esistenza. Il che significa, più o meno, cercare di avere una mente colorata e apprezzare le menti colorate delle altre persone.
Ha pubblicato alcuni libri dedicati all’infanzia, altri rivolti a ragazze e ragazzi più grandi, altri ancora rivolti a un pubblico adulto: vari saggi, un romanzo. Ha sempre cercato di usare con disciplina il telaio delle sue competenze, intrecciando tra loro elementi diversissimi, mescolando il business ai viaggi di Dante e di Ulisse, annodando i libri classici a una lettura appassionata della contemporaneità. Proprio gli intrecci, i mescolamenti, i nodi costituiscono gli elementi principali che lo spingono a interessarsi con determinazione al pensiero della complessità e a frequentare amici e amiche in gamba che condividono con lui questo potente interesse.
È veneziano ma anche molto europeo.
Ha scritto questo libro assieme a Giuseppe Zollo è professore ordinario di ingegneria economico-gestionale all’Università di Napoli Federico II. Già visiting research scholar alla Northeastern University di Boston, svolge attività di formazione in università italiane e straniere. Ha pubblicato diversi libri e oltre duecento articoli scientifici sui sistemi adattivi complessi e sull’apprendimento organizzativo. In parallelo all’attività propriamente accademica ha approfondito temi relativi alla storia della tecnologia e alla relazione tra scienza, arte e letteratura, con pubblicazioni sul progetto Manhattan, sull’invenzione dell’orologio da torre nel Medioevo, sulla matematica nella Divina Commedia.
Sugli scaffali di tutte le librerie italiane da pochi giorni si trova Ulisse, parola di leader, scritto da Enrico Cerni e da Giuseppe Zollo, edito da Marsilio, con la prefazione di Alberto Felice De Toni.
Il libro è una rilettura appassionata dell’Odissea, scrutata con lo sguardo di chi vuole capire il presente. Gli autori interrogano il protagonista del poema omerico per comprendere cosa possa dotare di leadership le persone che agiscono ai giorni nostri.
Perché Ulisse si focalizzò così tanto sul ritorno? Perché rinunciò alla vita eterna che Calipso gli garantiva scegliendo così di rimanere un leader umano e riconosciuto? Cosa lo rendeva così capace a raccontare storie? Quali parole usava per convincere? Non ha niente da rimproverarsi per aver perduto tutti i compagni ed essere arrivato da solo a Itaca?
Queste domande risuonano nel volume ed echeggiano nelle menti di molte persone. In definitiva, rileggere un classico consente proprio di moltiplicare gli interrogativi e cogliere il significato di alcune risposte: Ulisse, in quanto leader è riuscito proprio a dare forma alla potenzialità umana di interrogare il proprio io.
Piero Vigutto
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