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Il futuro del lavoro? La certificazione delle competenze.

In Italia, oltre il 15% del PIL e della produzione è rappresentato da liberi professionisti e ne sono circa tre milioni e mezzo. Tra questi, ci sono quelli che si rivolgono ad una clientela di vario genere o che, forti di un’esperienza altamente specialistica, si collocano in particolari nicchie di mercato e poi ci sono quelli che in funzione dell’orientamento del mercato si evidenziano di conseguenza; ma lo sviluppo tecnologico e l’evoluzione dei mercati hanno contribuito alla nascita di nuovi profili professionali e la certificazione delle competenze di questi professionisti è fondamentale per garantire loro un alto livello professionale e tutelare, quindi, il cliente finale.

Il posizionamento delle professioni non regolamentate come elemento di crescita del mercato: normazione e certificazione

L’approccio alla creazione di un sistema di valutazione professionale è stato intrapreso diversi anni fa attraverso un iniziale processo di mappatura dei requisiti formativi ed esperienziali per l’esercizio di un’attività, suggerendo poi un percorso di certificazione attraverso organismi di terza parte. Le professioni più lungimiranti hanno così sposato la cultura della garanzia per fornire al mercato una versione attendibile e seria su “chi sa fare, come lo sa fare e come ha imparato a farlo”.

La cultura della garanzia della professionalità unita ad una specifica “normativa” ha portato al riconoscimento delle professioni non regolamentate in un’ottica di miglioramento continuo dei processi di acquisizione e mantenimento della conoscenza e dello sviluppo del “saper fare”, consentendo al professionista certificato di offrire quegli strumenti di competenza necessari per conquistare nuove fette di mercato. Tutto questo per offrire al committente la scelta più idonea alle sue esigenze.

In questo modo la struttura creata e proposta dalle singole associazioni professionali ha spinto il legislatore a creare un processo giuridico di valutazione e attestazione di un nuovo percorso con l’intento di organizzare la fusione delle competenze, di un saper fare agile, versatile e in grado affermarsi sul mercato. Tutto questo ha portato l’organismo legislativo italiano ad emanare la Legge 4/2013 quale strumento snello per la disciplina di questo settore.

Infatti l’emanazione della Legge 14 gennaio 2013, n. 4 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate” riconosce e regolamenta lo svolgimento di tutte quelle professioni (da intendersi sia come attività di tipo intellettuale, sia “mestieri”, sia qualifiche professionali) per le quali non vi sia una disciplina specifica e dettagliata o che non necessitano di iscrizione ad Albi, Ordini e Collegi.

Le opportunità per il mercato

La Legge 4/2013 rappresenta un importante dispositivo normativo per il riconoscimento di molte attività professionali che risultano, oggi, vitali per il funzionamento della nostra economia e della nostra società e che generano, di conseguenza, nuove forme d’impresa, e creano profili del tutto nuovi e innovativi.

Il comparto delle professioni non regolamentate offre, oggi, spazi ed opportunità sia a nuovi profili nel mercato del lavoro, sia, soprattutto, a nuove forme di attività a rilevanza economica ed imprenditoriale di potenziale interesse per le organizzazioni di rappresentanza.

Le attività oggetto di disciplina da parte della Legge 4/2013 vanno dai più tradizionali profili di amministratori di condominio, ai tributaristi, dai consulenti di investimento, ai traduttori e bibliotecari, dagli esperti in relazioni pubbliche ai pubblicitari professionisti, fino alle attività di più recente nascita come ad esempio operatori della Cyber Security, Hi Tech Manager, consulenti aziendali, educatori, arti-terapisti, pedagogisti, guide turistiche, di counseling, ecc…

Peraltro, l’esperienza di questi anni di applicazione della Legge, ci evidenzia come sia vivace e dinamico il mondo delle professioni non regolamentate, fornendoci anche spunti innovativi per impreziosire, nell’attuale mercato, alcune figure professionali ormai considerate già consolidate ma che grazie alla certificazione delle competenze e alla disciplina delle professioni non regolamentate, sono state rivisitate in chiave moderna e calate nelle attuali esigenze del mercato e della collettività: è il caso della nuova figura dello Chef Nutraceutico ossia uno Chef che oltre ad essere specializzato nella sua professione è un attento conoscitore dei processi di immunonutrizione e nutraceutica, due filoni centrali nell’alimentazione post-covid.

Le opportunità offerte dal conferimento di un riconoscimento ufficiale come la Certificazione delle Competenze all’interno di un sistema di garanzia della conoscenza ha davvero aperto importanti opportunità di lavoro e i profili professionali normati sono ormai tanti e all’avanguardia, uno fra tutti il settore della Blockchain o della Cyber Security che hanno immesso nel mercato profili come il Blockchain Manager  oppure il Database Administrator Enterprise Architect; il Responsabile Sistemi per la Gestione della Sicurezza delle Informazioni; l’Analista Forense per gli Incidenti ICT; lo Specialista Applicativo della Sicurezza delle Informazioni; il Project Manager; il Web Server Administrator; il Systems Analyst; il Web Community Manager; il Web Security Expert; e tanti altri.

Conclusioni

Il comparto delle professioni non regolamentate grazie all’insieme dei dispositivi legislativi che ne riconosce l’affidabilità e l’efficienza consente, oggi, al professionista con competenze certificate di esercitare il proprio sapere sia come singolo che attraverso un sistema associativo professionale.

Questo ha consentito al settore delle professioni non regolamentate di diventare una parte sociale solida e di interloquire in materia di fiscalità, di previdenza e in altri svariati ambiti specialistico-settoriali esprimendo l’opportunità di fornire un qualificato contributo al rapporto fra Mercato e Consumatore, rappresentando un valido supporto per l’economia del Paese.

Piero Vigutto

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