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Il capro espiatorio ovvero colui che paga per tutti

Qualche tempo fa ho letto un post di Roberto A. Foglietta su LinkedIn che parlava proprio del capro espiatorio. Interessanti erano state le considerazioni dell’autore che mi hanno portato alla mente alcuni aneddoti di vita aziendale. In tutte le imprese o quasi c’è la figura del capro espiatorio, ovvero quel dipendente che viene bersagliato ogniqualvolta si deve sacrificare qualcuno sull’altare delle responsabilità.

Ma chi è il capro espiatorio? E’ forse una persona facilmente identificabile? E’ lo sfigato del villaggio? Ma no! E’ semplicemente, come notava Foglietta, l’ultimo che mette mano a un casino” quello che sta in fondo che con il “casino” non ha quasi nulla a che vedere ma siccome la patata bollente se la ritrova in mano deve risolvere il guaio creato da chi è venuto prima. Quando gli scoppia tutto in faccia tutti a puntare il dito senza chiedersi:

  1. chi ha piantato la patata;
  2. chi l’ha raccolta;
  3. chi l’ha messa sul fuoco;
  4. chi l’ha passata perché non sapeva cosa farci o semplicemente perché non voleva averci nulla a che fare;
  5. chi l’ha consegnata a chi se l’è trovata in mano e che ora fa da parafulmine;

In pratica nessuno si fa domande sul processo che ha portato la patata dalla genesi alla sua esplosione, semplicemente si guarda l’ultima ruota del carro che finisce puntualmente sulla graticola. E sapete qual è il paradosso? Il capro espiatorio, nonostante le buone intenzioni dimostrate nel cercare di risolvere un problema, si sente pure in colpa!

Ho visto imprese chiamare rinomate società di consulenza per risolvere problemi vecchi come il “cucco” (cucco: forma dialettale che significa parecchio vecchio) senza che nessuno riuscisse a trovare una soluzione. A volte il problema è talmente incancrenito, come dice Foglietta, che i primi a scagliare pietre ci siano proprio gli artefici iniziali che godendo del vantaggio di conoscere l’origine del problema riescono a posizionarsi in testa all’ordalia di giustizieri, terrorizzati dall’idea che chi abbia trovato una soluzione abbia anche scoperto l’origine del problema.

Di solito i comportamenti che si vedono di fronte ad un problema o ad un conflitto sono:

  1. non è di mia competenza: come se la soluzione dovesse venire da un arbitro supremo che tutto vede e tutto risolve;
  2. si dà le spalle ai problemi: fare gli struzzi e nascondere la testa sotto la sabbia non funziona mica. E’ come pensare di aver fatto le pulizie dopo aver nascosto tutta la polvere e le briciole sotto il tappeto… prima o poi esce tutto;
  3. attesa da parte di chi non vuole trovarsi neppure nei pressi di chi avrà per ultimo in mano la patata bollente;
  4. fuga se si è nei pressi del capro espiatorio, il quale non solo si troverà con il problema da risolvere ma anche senza amici o colleghi a cui chiedere una mano;
  5. mancanza di responsabilità: dopo l’esplosione non si trovano i responsabili;

“Se entri con un problema fai parte di esso” trovai un giorno scritto sulla scrivania di un Direttore Generale che si vantava di non avere problemi in azienda. Ovviamente la percezione che aveva era completamente falsata e ci rimasero gli azionisti. Sì perché il capro espiatorio che nell’antichità veniva sacrificato agli dei per ottenerne il perdono, in azienda non funziona mica o meglio funziona finché il bubbone non esplode poi tutti a gridare si salvi chi può. Le questioni vanno risolte prima, proprio sul nascere senza attendere che diventino bubboni purulenti.

In realtà quello che manca è il coraggio di prendere la situazione di petto e di risolverla. Si preferisce lasciare che lo status quo permanga tanto sarà, si spera, qualcun’altro a pagare o a sbrogliare la matassa. Il coraggio di cambiare, di attuare quelle politiche di change management, che potrebbero in qualche modo turbare gli animi di qualcuno per un periodo ma risolvere la situazione una volta per tutte, quello spesso manca. E la responsabilità non è solo della direzione ma di tutti perché, come riportava qualcuno nella discussione che era seguita al post “notificare un problema è già parte della soluzione”.

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