Competenze ne abbiamo? A quanto pare si può fare meglio è quanto dicono i risultati dei sondaggi svolti all’interno delle imprese presentati in questo primo trimestre 2021 sui giornali e sui social dedicati al lavoro. Il quadro è chiaro, chi vorrà essere davvero competitivo dovrà, oltre a rinnovare le competenze più hard, puntare moltissimo su quelle soft, altrettanto importanti per le imprese. Un dato importante emerso recentemente riguarda la proiezione degli investimenti futuri in formazione. A quanto pare nel 2021 il 42% delle aziende investirà nella formazione del personale al fine di aumentare e potenziare le soft skill.

Da sempre sottovalutate, le competenze soft sono più che mai ritornate in primo piano grazie proprio al periodo di clausura forzata che ha costretto tutti a reimpostare il proprio lavoro. Le persone più adattabili sono state maggiormente premiate e i risultati conseguiti lo dimostrano. Le imprese questo lo hanno notato: a parità di competenze tecniche sono state le competenze trasversali a garantire efficienza e raggiungimento degli obiettivi. In realtà le competenze trasversali sono sempre state fondamentali per le imprese che, per questioni lessicali e culturali, hanno dato da sempre maggiore importanza alle competenze tecniche o hard skill. Una questione di terminologia, quindi:
- soft = leggere quindi non necessarie;
- hard = dure ovvero fortemente necessarie;
Una definizione più riferibile ad un ambiente tayloristico che ad un’azienda moderna. Ci sono voluti (almeno) vent’anni e una pandemia per capire che, tra le due, la distinzione nel valore è assai labile, contestualizzabile e spesso per nulla netta. Pensiamo ad un caposquadra abilissimo tecnico ma incapace di gestire la relazione con i collaboratori, competenza hard in questo caso non è solo quella di tipo tecnico ma anche quella trasversale. Ecco che, in questo caso, il confine tra competenze hard e soft è praticamente inesistente.
Si dica anche che, per il lavoratore, puntare solo sulla crescita di tipo tecnico è estremamente pericoloso, in un mondo iper tecnologico dove l’Intelligenza Artificiale inizia ad essere impiegata nei compiti più disparati, ad essere a rischio di sostituzione sono proprio le persone che hanno sviluppato esclusivamente competenze tecniche. Infatti, se ci pensiamo, AI può riprodurre tecnicalità, tecnicismi e un pensiero logico ma non v’è macchina che possa riprodurre le competenze trasversali né esprimere neppure lontanamente una capacità relazionale come quella umana.
I dati quindi parlano chiaramente: a parità di competenze tecniche ancora una volta sono le soft skill a fare la differenza. Curiosità, capacità di adattamento, resistenza allo stress, capacità comunicative sono solo alcune delle competenze più ricercate e che sono determinanti nella scelta del candidato. Una tra tante, la predisposizione all’aggiornamento continuo risulta essere fondamentale anche perché, secondo il Future Jobs Report 2018 del World Economic Forum “entro il 2022 almeno il 54% di tutti i lavoratori dovranno aggiornare o migliorare le proprie hard skill e soft skill. Di questi, il 35% avrà bisogno di un periodo di formazione di almeno 6 mesi, il 9% fra 6 mesi e un anno, il 10% di più di un anno”.
Insomma… resta poco tempo e tantissimo da fare.
Detto questo dobbiamo capire quali sono competenze su cui persone e imprese devono puntare nel prossimo futuro. Qui di seguito alcune considerazioni:
- L’orientamento al cliente sembra che sia già tra le più ricercate e che potrà portare a un aumento dello stipendio fino al 42% nel mondo della distribuzione e logistica. Non stupisce che questa sia, secondo la ricerca, la competenza trasversale più pagata da sempre il commerciale è visto come “quello che porta il pane a casa” ma, a mio avviso, l’orientamento al cliente esterno deve essere accompagnata dall’orientamento al cliente interno. Anche in questo caso servirà una grande conoscenza tecnica del prodotto ma anche una grande capacità empatica e relazionale soprattutto con i colleghi;
- Empatia “questa sconosciuta” verrebbe da aggiungere visto quanto poco spesso venga praticata e contemporaneamente considerata una qualità non adatta ai ruoli di comando. Ricordo che nel suo libro “Il futuro del lavoro è femmina” Silvia Zanella è stata molto chiara sulle competenze del futuro indicando come necessarie proprio quelle competenze fino ad ora ascritte al mondo femminile e meno adatte ai ruoli dirigenziali. Ricordo, per i più dubbiosi, che delle vecchie 3C (coordinamento, comando e controllo) resta davvero poco e possiamo sostituirle con l’acronimo ECR (empatia, comunicazione, relazione);
- Le capacità comunicative sono fondamentali, da sempre. Spessissimo sottovalutate, bistrattate, travisate, banalizzate e ridotte a formule magiche (che non funzionano) sono invece da riadattare alle nuove condizioni di lavoro a distanza ma anche alla gestione della relazione in presenza;
- L’apertura mentale e l’apertura al cambiamento sono diventate fondamentali. In realtà erano fondamentali già prima della pandemia ma abbiamo dovuto attendere il lock down per capirne davvero la potenza. Apertura mentale e cambiamento vanno di pari passo: non puoi cambiare se non hai l’apertura mentale necessaria per cambiare. L’apertura mentale arriva dalla sospensione del giudizio e dalla capacità di ascoltare in maniera critica, inteso come strumento che ci aiuta a prendere in considerazione un punto di vista diverso come possibile implementazione del nostro;
- La capacità di collaborazione, negoziazione e di team working anche a distanza. Riuscire a gestire persone o progetti non solo in presenza ma anche da remoto diventa una competenza imprescindibile, non solo per quelle imprese che hanno sedi in tutti i continenti, ma anche per le PMI che vogliono adattarsi ad un mondo che è inevitabilmente cambiato e che, del vecchio, non sente affatto la nostalgia;
- La creatività e la capacità di innovazione sono competenze plastiche che si adattano ad ogni condizione lavorativa che ben si accompagna con l’altra competenza trasversale, quella del problem solving o pensiero critico-analitico. Non ci sarà mai nessuna innovazione se non c’è pensiero critico e non ci sarà pensiero critico in un’organizzazione che non accetta il confronto. Anche in questo caso la sospensione del giudizio finalizzata all’analisi e accoglienza delle idee altrui è fondamentale così come diventa fondamentale slegare l’innovazione al ruolo formale: l’ascesa nella scala gerarchica non per forza porta all’illuminazione divina;
Si noti quindi che la resilienza, pur essendo molto citata e su cui in molti hanno basato convegni e venduto formazione, non è l’unica soluzione ma solo una piccola parte di essa. Si noti altresì che la flessibilità, pur essendo considerata una qualità dalle imprese, così non viene percepita dei candidati o dei collaboratori.
Cosa si aspetta quindi dal mondo del lavoro nel prossimo futuro? Ci si aspetta di certo che le persone agiscano e reagiscano dimostrando di possedere le competenze necessarie e, dal lato imprese, che si investa nelle competenze trasversali se non altro per convenienza:
- Le competenze trasversali fanno crescere una cultura aziendale in cui le persone imparino a raccontarsi e a raccontare la propria azienda portando, in questo modo, un vantaggio indiscutibile all’impresa;
- Persone migliori creano processi migliori e non parlo solo dei tecnici, parlo di tutti i collaboratori. Anche l’ultimo degli apprendisti può avere un’idea interessante riguardo alla produzione o alla riduzione di costi o al miglioramento dei processi. Se la cultura aziendale dà modo di esprimersi, sicuramente verranno colte più occasioni;
- I processi fluidificati dalla comunicazione e dalla relazione interpersonale rendono le persone più dinamiche sia in termini di produttività che in termini di adattamento. I capi non hanno più senso di esistere e sarà una figura che per rigidità di inquadramento e scarsità di strumenti è destinata a cedere il passo a figure più dinamiche e collaborative. Non è più neppure il tempo dei leader che esistono solo se hanno dei follower. Il leader non è più la figura più adatta a gestire la trasformazione delle strutture aziendali da rigide e piramidali a comunicative ed empatiche. C’è bisogno di una responsabilità collettiva perché il futuro e le occasioni non sono equamente redistribuite;
- Vecchi e nuovi gestori di persone possono allenarsi a sviluppare le nuove competenze necessarie per rispondere più efficacemente alla società che cambia. La possibilità di allenare le competenze trasversali attraverso la formazione ragionata e critica aiuta a raggiungere livelli diversi di consapevolezza e ad utilizzare strumenti di gestione nuovi e maggiormente adatti alle necessità che emergeranno;
Ora pensa. Qual è la competenza che ti servirebbe potenziare per essere al passo con i cambiamenti del mondo del lavoro? E quali sono le competenze su cui la tua azienda dovrebbe a tuo avviso puntare? La risposta che ti darai potrebbe cambiare le sorti della tua carriera.
Piero Vigutto
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