Ieri sera a Udine c’è stata la prima edizione friulana della notte del #lavoro narrato. Un momento di condivisione di saperi ma anche di esperienze, visioni, emozioni. Quattro ospiti, due moderatori, circa settanta persone in sala. Ma al di là dei numeri quello che conta di più sono le sensazioni personali e del pubblico.
E’ stato bellissimo ascoltare le esperienze ma soprattutto la visione che ognuno ha del proprio lavoro. Saperi condivisi che sanno di coraggio di agire per seguire le proprie propensioni.
Mi dice Anna appena gli applausi cessano. Sì, bello… è stato davvero bello ascoltare i relatori della notte del #lavoronarrato. Persone diverse con lavori diversi ma uniti dalla passione.
Gianluca Tesolin, AD di Bofrost Italia, che ci ha spiegato con parole semplici la sua teoria delle onde applicata in azienda. Per non fare la fine di Xerox che si è fatta rubare il brevetto delle fotocopiatrici ed è rimasta a guardare mentre i competitor investivano in ricerca e sviluppo e la superavano, bisogna intervenire non quando le cose vanno male ma quando vanno bene. A Bialetti sarebbe servita qualche anno fa questa lectio magistralis di buon management attento ai numeri ma soprattutto alle persone e al futuro, e probabilmente non avrebbe visto il declino che sta vivendo ora. Infatti più di 10 anni fa Gianluca riuscì a prevedere una possibile crisi in Bofrost Italia e intervenne con la sua teoria delle onde riorganizzando l’azienda durante un trend positivo di fatturato anticipando un declino che sarebbe costato caro all’azienda e che invece, grazie alle azioni preventive messe in campo, hanno permesso a Bofrost di diventare quello che è oggi (più di 2000 dipendenti e una crescita di fatturato di più di 100 milioni). Agire quando si è in tempo considerando tutto, agire motivando le persone, agire quando si sta bene non quando si sta male. Agire a beneficio di tutti, dell’azienda ma soprattutto delle persone.
Dalla teoria delle onde in azienda alle onde del mare il collegamento mentale è stato immediato. Dal mare al surf, dal surf allo sport in generale, è il turno di Micaela Bonessi, atleta e campionessa europea. Micaela che da piccola correva dietro alle galline come Rocky Balboa non per allenamento ma per passione. Così l’attitudine alla corsa ha lentamente preso piede (nel vero senso della parola) e si è fatta strada in lei. Gli allenamenti e la fatica che la portavano a vincere le competizioni. Passione che le ha fatto superare la sua timidezza e le ha consentito di percorrere la strada che l’ha portata a concretizzare la sua passione e a farla diventare quello che è. Un racconto personale, quello di Micaela, che ha emozionato la platea per la forza dell’atleta ma soprattutto per la purezza d’animo della persona.
Ulderica da Pozzo, artista e fotografa. A spese sue ha raccontato il lavoro delle montagne e quello del mare. Anche lei ha seguito la sua passione lasciando il lavoro a tempo indeterminato per fare la fotografa e poi per fotografare quello che più le interessava seguendo il suo istinto ma soprattutto la sua passione. Con la macchina fotografica ha attraversato la Carnia, dov’è nata, e ha raccontato le storie dei lavori più semplici ma legati indissolubilmente alla terra. Uomini e donne appagati dalle asperità dei monti, dal profumo del fieno tagliato, dal ciclo delle stagioni, dalla natura incontaminata. Emozioni di quand’era bambina ma anche di adulta, che ha trasmesso all’uditorio rapito dal racconto del lavoro di chi se ne prende cura della nostra terra.
Ulderica, che quando le ho chiesto se potevo pubblicare uno stralcio del suo video mi ha risposto: fai pure, ma non lavorate tanto che oggi è il primo maggio e mio papà che era un socialista Carnico, di quelli veri, diceva che lavorare il primo maggio era peccato come bestemmiare e lui, che era un artigiano, il suo lavoro lo amava proprio.
La notte del #lavoronarrato è anche questo.
L’arte che si esprime anche nel lavoro di Francesco Zanin, sesta generazione di artigiani organari che ha avuto la fortuna di seguire una passione nata da piccolo quando seguiva il nonno d’estate e lui viveva come un premio il potersi infilare nel fresco silenzio contemplativo delle chiese e maneggiare canne, tasti, valvole e ingranaggi. Una vita tra trucioli di legno, frese, arte, musica e storia. Una passione che lega un’intera famiglia da generazioni. Il primo ad iniziare fu Valentino Zanin, era la fine del settecento e la sua grande curiosità e manualità lo portò ad appassionarsi ai complessi meccanismi di questi strumenti musicali. Da quel momento venne convocato per aggiustare e restaurare organi un po’ dappertutto. Da lì inizia la storia della famiglia Zanin partita dalla Pieve di Rosa (un paesino friulano sulle rive del Tagliamento con quattro case e una chiesa, con organo, ovviamente) dopo più di due secoli di lavoro ora è conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.
Una serata magnifica per me ma soprattutto per il pubblico.
Una grande emozione ascoltare persone che ce l’hanno fatta a seguire le loro passioni e a raggiungere gli obiettivi che si erano prefissati. Davvero una bella serata. Mi dice Scilla che, assieme alla sua collega Enida, pur di essere presenti hanno percorso più di 60 chilometri.
Io non posso che ringraziare l’amico Renato Pilutti in primis per le idee che mi ha donato e l’aiuto profferto, i relatori tutti che hanno accettato di condividere le loro storie. Ringrazio anche il pubblico che ha partecipato rapito dalle parole degli oratori e dai concetti espressi.
Ci vediamo tutti il prossimo anno sempre il 30 aprile. Location da decidere ma vi tengo informati.